La disputa tra l'Europa e la Cina si sposta dall'automotive al tech. Nella settimana segnata dai dazi Ue contro le e-car sovvenzionate da Pechino, arriva un nuovo schiaffo al Dragone: un'indagine ufficiale sulla superpotenza dello shopping online Temu, avviata dopo aver inviato lo scorso 11 ottobre una richiesta di informazioni ai sensi del Digital Services Act (Dsa).
Sospettato di non fare abbastanza per bloccare la vendita di prodotti illegali e pericolosi sulla sua piattaforma, dopo molteplici avvertimenti il rivenditore fondato nel 2015 dal giovane miliardario Colin Huang Zheng è finito al centro di un'istruttoria antitrust lanciata dalla squadra della vicepresidente Ue Margrethe Vestager. Il fine ultimo, ha messo in guardia la zarina della concorrenza europea, è "assicurarsi che tutto ciò che viene venduto su Temu sia conforme agli standard europei" e "sicuro" per i cittadini. La società, dal canto suo, conferma "piena volontà a collaborare". Ma, se sarà giudicata colpevole, rischiando una maxi-multa fino al 6% del suo giro di affari annuale globale. Da tempo sulla cresta dell'onda grazie agli articoli venduti a prezzi stracciati sul suo sito web, Temu ha messo sempre più radici nel Continente offrendo abbigliamento, cosmetici, gadget tecnologici.
La casa madre, la Pinduoduo Holdings quotata al Nasdaq, di recente si è persino spostata la sede da Shanghai a Dublino, da dove è partita una segnalazione del supervisore digitale irlandese che ha permesso a Bruxelles di raccogliere ulteriore materiale da aggiungere al faldone ricco di denunce anche da parte dei consumatori impegnati a esortare l'Ue a "mantenere alta la pressione" per portare Temu alla piena conformità. Tutti elementi che hanno quindi portato l'antitrust alla decisione di procedere ai sensi del suo Digital services act (Dsa) che - disegnato per mettere fine al far west del digitale - dopo l'apertura di istruttorie ai danni di X, TikTok e AliExpress continua a mietere vittime tra le major del tech mondiale.
I riscontri forniti finora da Temu nel rapporto di valutazione dei rischi consegnato a Bruxelles nelle risposte ai quesiti formali non hanno soddisfatto l'esecutivo Ue: l'intento è fare chiarezza sulle lacune che permettono ai venditori sospetti bloccati di rispondere sul sito al pari di prodotti già giudicati illeciti. Ma l'inchiesta va oltre, soffermandosi anche sui sistemi progettati dalla piattaforma come 'gioco a premi' per indurre gli utenti a continuare a comprare creando una dipendenza che, nella denuncia Ue, danneggia il benessere psicofisico dei consumatori. Un altro filone d'indagine è poi la trasparenza dei parametri usati negli algoritmi per la raccomandazione dei contenuti di Temu, chiamata anche a rispettare l'obbligo di aprire i suoi dati pubblici ai ricercatori. La durata dell'indagine dipenderà dalla complessità del caso e dalla disponibilità della società di Huang Zheng a collaborare. Non senza pressioni politiche su Bruxelles: da diversi capitali, tra cui Berlino e Parigi, è forte la richiesta di un giro di vite sulle migliaia di pacchi di "prodotti non a norma" che, nella denuncia del segretario di Stato tedesco, Sven Giegold, "ogni giorno dalla Cina invadono il mercato europeo".
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