(di Francesco De Filippo)
ANGELO PISANI, L'AVVOCATO DEL D10S
(LOG edizioni; 159 pagg. euro 14,90) Non gli è bastato essere
l'avvocato di Maradona e non gli è bastato essere protagonista
delle tante avventure giudiziarie e controversie in cui il
fuoriclasse è incappato durante la sua frizzante vita. Angelo
Pisani - che per il 'pibe de oro' nutriva e nutre quell'eccitato
affetto frutto dell' inspiegabile pulsione del tifo - doveva
dimostrare agli occhi del mondo che il suo idolo era innocente e
che le accuse di evasione fiscale e addentellati vari mossigli
dalla giustizia (tributaria e penale) italiana. E per
raggiungere il suo obiettivo non solo si è caparbiamente
impegnato per decenni riuscendo a forare il muro di titanio di
Equitalia ma ha voluto sancire quella vittoria giudiziaria e
dunque l'innocenza di Diego, in un libro.
Il titolo, "L'avvocato del D10S", è una professione di fede
che si presta a varie interpretazioni, sacre e profane; il
sottotitolo è ancor più definitivo: "Un'arringa in difesa di
Diego Armando Maradona". Pisani ha chiamato a vergare le pagine
di prefazione e postfazione nomi altisonanti del tifo calcistico
partenopeo e di quell'humus sociale latino disperato e povero
che nel calcio si riversa: Maurizio de Giovanni, Gianni Minà e
Nicola Graziano. L'assunto che corre lungo tutti i capitoli
compone una figura che è un inedito lato umano del più grande
calciatore di tutti i tempi: l'eroe mortale sempre schierato a
difesa dei più deboli e del calcio "pulito", in guerra perenne
con i presidenti della Fifa Joao Havelange e poi Joseph 'Sepp'
Blatter. Non solo: per Pisani Maradona era diventato un
parafulmine di guai anche perché dalla parte dei governi di
sinistra dell'America Latina (e non solo). Un peccato
imperdonabile per un calciatore qualunque - figura solitamente
mai impegnata fuori dai campi di gioco - figurarsi per il
semidio che era diventato Maradona, "il più formidabile
strumento di marketing del mondo", capace di muovere e smuovere
masse dei derelitti. Non è un caso che a curarlo (e guarirlo)
dalla tossicodipendenza fossero stati gli esperti di Fidel
Castro. Tanto che, in segno di riconoscimento, il Diez si tatuò
su un braccio il volo di Che Guevara. Un uomo troppo in vista e
troppo scomodo, incontrollabile per chi gestiva la costosa
baracca del calcio mondiale, secondo l'autore. Un uomo che aveva
fatto attuato il suo riscatto sociale trasformando Napoli da una
città meridionale di reietti a una capitale del calcio,
asfaltando le grandi squadre regine settentrionali, antagoniste
nel gioco e soprattutto nella vita di ogni giorno. Napoli, città
che sa anche divorare i propri eroi.
Ma Pisani soprattutto scolpisce con l'inchiostro una data, il
25 maggio 2014. E' il giorno in cui, dopo venti anni di
battaglie a colpi di ricorsi, carte bollate, sottilissimi
distinguo burocratici, la giustizia italiana sospende i
pignoramenti a carico di Maradona, scagionando il campione da
ogni accusa di evasione fiscale e dimostrando che l'ipotesi del
fisco era sbagliata.
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