"Il fatto che non si faccia
distinguo tra aggressore e aggredito è una nostra colpa morale e
una nostra responsabilità. Israele ha un solo obbligo: vincere
questa guerra. Il che significa due cose: riportare a casa gli
ostaggi e distruggere l'infrastruttura militare di Hamas". Lo ha
detto a Pordenonelegge Bernard-Henri Lévy, saggista francese di
origine ebraica, ospite del festival del libro per presentare
"Solitudine di Israele" (La nave di Teseo).
"Israele è sempre stato perseguitato" ha proseguito l'autore.
"Quando si è vittime di un attacco dell'entità del 7 ottobre, e
quando gli autori di questo attacco dicono 'il nostro obiettivo
è una Palestina libera dal mare fino al fiume', significa la
scomparsa totale di Israele. E se le persone che dicono queste
cose hanno alleati potenti come Hezbollah, l'Iran, e la Russia,
come può un paese piccolo come Israele essere definito
persecutore?".
"Se domani i paesi europei ammettessero di aver commesso un
errore fin qui e riconoscessero lo stato palestinese, la
conclusione tratta sarebbe che quando si chiedono le cose con
metodi pacifici, non si ottiene nulla. Quando si negozia e si
dialoga, non si ottiene nulla. Ma quando si prendono degli
ostaggi, quando si trucidano e si stuprano migliaia di persone
innocenti, quando si prende un intero popolo in ostaggio, allora
si ottiene ciò che si vuole. È questo il messaggio che vogliamo
inviare?"
"Dopo la sconfitta di Hamas, credo che il popolo palestinese
si risveglierebbe e capirebbe finalmente di essere stato
condotto in un vicolo cieco, in un'impasse: sarebbe un po' come
per i tedeschi dopo il '45, con le debite proporzioni" ha
concluso Levy. "Un intero popolo è stato stregato, si risveglia,
e capisce che non c'è alcuna altra soluzione che il dialogo,
l'accettazione dell'altro, e la divisione e condivisione della
terra. Quel giorno, tutto sarà possibile".
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