"Siamo fortemente permeati da un
atteggiamento antropocentrico: controllare la natura, gestire la
natura, o salvare la natura. Sarà lei, piuttosto, a salvare noi,
se la trattiamo un po' meglio. Dobbiamo percepirci come parte
del vivente, e non come alieni". Lo ha detto Barbara Nappini,
presidente di Slow Food Italia, a Pordenonelegge per presentare
il suo recente "La natura bella delle cose" (Slow Food).
"Per 15 anni ho lavorato in una multinazionale della moda a
Firenze, in una condizione di grande confort. Ma tutta questa
comodità a un certo punto ha cominciato a provocarmi disagio, e
ho cominciato a chiedermi se il mio lavoro quotidiano
migliorasse effettivamente il pianeta oppure no" ha raccontato.
"Stavo mettendo in discussione molto di quello che mi
circondava, è stato necessario rendere più coerente il modo in
cui vivevo il quotidiano con ciò che succedeva nella mia
interiorità".
"Sono arrivata ad una rottura" ha proseguito Nappini. "Ho
abbandonato il lavoro, venduto la casa a Firenze, e mi sono
trasferita in campagna con i miei figli e i miei genitori. Ho
provato a fare la contadina, aperto con mia mamma un'azienda
agricola biologica, ma sono stati due anni di insuccessi, pur
molto formativi. L'insuccesso è prezioso e valido, almeno nel
mettersi in discussione per scoprire cose nuove di sé e di chi
ci circonda".
"Spero che il mio libro sia sopratutto un incoraggiamento:
non sono partita da una condizione particolarmente privilegiata,
dunque se l'ho fatto io lo possono fare tutti. Il mio è stato un
salto nel vuoto", ha concluso.
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