Dal Cpr di Gradisca d'Isonzo
(Gorizia) vengono effettuati "più rimpatri rispetto la media
nazionale", ma nel 68% dei casi si tratta di cittadini tunisini.
Lo rileva il report "Trattenuti 2024. Una radiografia del
sistema detentivo per stranieri" di ActionAid e del Dipartimento
di Scienze politiche dell'Università di Bari.
"Il centro di Gradisca d'Isonzo dall'apertura a fine 2023
sembra il tipico Cpr di frontiera con una permanenza media
relativamente bassa e un'alta incidenza di rimpatri, a fronte di
un numero ridotto di ingressi dal carcere - afferma Giuseppe
Campesi dell'Università di Bari - il sistema nei fatti fa leva
sul trattenimento in frontiera e si fonda sul solo accordo con
la Tunisia, un paese tutt'altro che sicuro".
Secondo il report, nel 2023 il Cpr ha registrato nell'ultimo
giorno dell'anno 61 presenze e 857 ingressi di cui 464 cittadini
tunisini (il 54% del totale degli ingressi). L'anno scorso il
tempo di permanenza medio è stato di 37 giorni. La percentuale
di rimpatri eseguiti è in media del 44,7% tra 2019 e 2023, più
bassa della media nazionale del periodo, ma supera il 52% nel
2023. Il 68% (304) dei 446 rimpatriati nel 2023 è di nazionalità
tunisina.
"La gestione - aggiunge il report - è tuttora affidata alla
Cooperativa sociale Ekene. Si contano più di 800 giorni di
proroga tra 2021 e 2024". Nel 2023 il centro ha avuto un
pro-capite pro-die di 37,31 euro, in linea con la media
nazionale. Tra 2019 e 2023, il costo complessivo della struttura
è stato di oltre 5 milioni, di cui il 15% spesi per costi di
manutenzione straordinaria. Nel 2023 il Cpr è costato
complessivamente un milione e mezzo. "Il relativamente basso
costo annuo della struttura, pur in presenza di una capienza
media elevata - conclude il report - è certamente da imputarsi
all'incompletezza dei dati ricevuti dalla Prefettura".
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