Si è conclusa oggi nel segno della
"concordia e della condivisione" la 'querelle' sul patrocinio -
prima negato e poi concesso - del Comune di Udine alla partita
Italia-Israele disputatasi il 14 ottobre allo Stadio Friuli, in
seguito alla visita del sindaco di Udine, Alberto Felice De
Toni, e di una delegazione della comunità regionale a
Rondine-Cittadella della Pace, in provincia di Arezzo, la realtà
che alla vigilia del match aveva lanciato un appello al quale
anche il sindaco e altre istituzioni avevano deciso di aderire.
Lo ha riferito lo stesso primo cittadino di Udine, soddisfatto
dell'esito della visita e della concomitante tavola rotonda,
"dato che avevamo sin dall'inizio pensato di associare alla
partita Italia-Israele un evento che parlasse della pace e
quindi collegare lo sport alla pace".
"Devo ringraziare Franco Vaccari, fondatore di Rondine - ha
proseguito De Toni - che ha voluto estendere questo invito erga
omnes, quindi oggi qui eravamo in molti, non solo il Comune, ma
anche la Regione, e le rappresentanze del mondo imprenditoriale,
industriale e sindacale, e di tutte le nostre comunità
religiose, quella cattolica, l'evangelica, l'ortodossa,
l'ebraica e la musulmana: insomma una grandissima risposta
corale che può essere un esempio e un primo passo per iniziare,
tutti quanti insieme, un percorso concreto per portare il
messaggio di pace nelle nostre realtà, partendo proprio dal
mondo dello sport".
Il sindaco ha poi annotato che "l'evento a Rondine non è
stato programmato a tavolino, ma è emerso da un momento di
difficoltà. La partita tra Italia e Israele dello scorso 14
ottobre si è svolta, purtroppo, in un contesto di conflitto,
creando divisioni: questa esperienza ha toccato profondamente
sia me che la città di Udine". "Vedere oggi che quella difficile
occasione è stata tramutata in un momento di dialogo e di pace -
ha concluso - è per noi un grande orgoglio".
Al richiamo della Cittadella, inviato pochi giorni prima
della partita con l'obiettivo di riaffermare lo sport come
strumento di pace, avevano risposto numerose personalità e
istituzioni, tra cui il ministro dello Sport Andrea Abodi e la
Federcalcio.
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