Iniziano "da lontano", fin dai
Paesi di origine, e coinvolgono tutta la filiera i rincari del
caffè che si osservano al bar. Comincia così la riflessione
dell'Associazione Caffè Trieste sul prezzo e il futuro della
bevanda.
"Il caffè - ricorda l'associazione in una nota - è una
commodity", tra "le più scambiate". "Il costo della materia
prima, o caffè crudo, negli ultimi due anni è continuato a
salire. Nel solo 2024 il prezzo medio è cresciuto del 70%. Nei
primi 40 giorni del 2025 ha superato ogni livello precedente,
aumentando per più del 30%, e superando l'asticella dei
440US$c/libbra, ovvero più del doppio dei 186.75US$c/libbra del
gennaio 2024". I motivi sono da ricercare "nei Paesi d'origine,
nelle perduranti condizioni climatiche sfavorevoli; in Europa,
alle incipienti stringenti normative anti-deforestazione; ma
anche alla speculazione finanziaria che queste situazioni di
incertezza permettono". A questo si aggiungono "i paralleli
rincari dei trasporti marittimi, l'allungamento dei tempi degli
stessi, il rafforzamento del dollaro nei confronti dell'euro,
l'aumento dei costi dell'energia, dei carburanti e dei materiali
d'imballo; eventi che hanno posto in seria difficoltà il settore
del caffè in senso lato". Questa "perdurante crisi mette in
pericolo l'esistenza del settore in Italia, che rappresenta
decine di migliaia di posti di lavoro". A ridursi "in modo
drammatico" sono i margini dei torrefattori e di altri settori
della filiera, costretti a far fronte "all'acquisto della
materia prima, ormai carissima, che non permette di investire
nello sviluppo delle aziende".
Se i motivi scatenanti sono la diminuzione della produzione
agricola nei Paesi d'origine e l'aumento di consumo anche in
Paesi che storicamente consumavano tè e altre bevande, conclude
l'associazione, "è difficile prevedere un ritorno a livelli
accettabili per l'industria di trasformazione".
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