Se si escludono le poche indiscrezioni trapelate e le deduzioni che si ricavano dalle parole di alcune delle parti in causa, cosa ci sia scritto nella relazione medico-legale della antropologa forense Cristina Cattaneo su quanto riscontrato sulle spoglie di Liliana Resinovich non è ancora noto. Ma forse stravolgerà l'impianto dell'inchiesta dell'accusa se dalla Procura oggi si sono affrettati a diffondere una nota per dire che il "minuzioso lavoro" svolto dai periti "impone una profonda rivalutazione dell'intero procedimento, forse con eventuali nuovi accertamenti aut acquisizioni".
Per il facente funzioni di Procuratore, Federico Frezza, l'oggetto delle indagini "non può, ovviamente, venire reso pubblico". Difatti è piombato il silenzio. Mentre la consulenza firmata dalla Cattaneo, dai medici legali Stefano Tambuzzi e Biagio Eugenio Leone e dall'entomologo Stefano Vanin è arrivata (dopo 13 mesi dall'incarico) sul tavolo del pm da qualche giorno titolare del fascicolo. Maddalena Chergia che si è occupata dell' inchiesta dall'inizio, non è più in servizio in Procura, e Frezza ha incaricato Ilaria Iozzi di assumere il caso. Ed "è già al lavoro".
La nota della Procura, benché stringata, ha messo in moto un vortice di dichiarazioni. La richiesta di archiviazione per la tesi del suicidio avanzata dalla Procura nel giugno 2023 aveva suscitato molti dubbi. Anche nel gip, Luigi Dainotti, che aveva smontato la tesi indicando in oltre venti i punti da approfondire. A cominciare dal reato del fascicolo alla riesumazione delle spoglie (avvenuta il 13 febbraio 2024).
Il fascicolo era stato aperto il 22 dicembre 2021 per sequestro di persona; nel giugno 2023 era invece imputato l'omicidio. Non si ricordano molti casi di persone che si suicidino mettendo la testa in due sacchetti di plastica fissati con un cordino al collo e infilando il corpo in due grandi sacchi neri, uno dal lato della testa uno dai piedi. Dunque oggi il fratello di Liliana, Sergio Resinovich, per bocca del suo legale, Nicodemo Gentile, può dire che "finalmente dopo tre anni siamo nella giusta direzione. L'ipotesi del suicidio era grossolana e bizzarra, ora è stata esclusa in radice". "Ci siamo sempre battuti - ha rilevato Gentile - sostenendo che le lesività sul corpo non erano di natura accidentale".
Bene per Gentile che l'inchiesta "sia stata rimessa sul giusto binario". "Non mi aspetto una risposta dalla sola medicina legale - ha aggiunto - questa si deve associare ai fatti circostanziali, e poi ci sono alcune persone mai sentite dagli inquirenti": amici della coppia, un'albergatrice ... persone da ascoltare ce ne sono".
Anche perché "tutte le lesività parlano, prima di morire qualche ceffone è arrivato. Il movente? Forse dava fastidio a qualcuno negli ultimi tempi, non era difficile sopraffarla, pesava 42 chili".
Anche il marito di Liliana, Sebastiano Visintin, nell'attesa di "poter aver accesso a questo fascicolo e poi di prenderne atto", ha chiesto che "tutte le persone che hanno ruotato attorno alla vita di Liliana vengano sentite": familiari, vicini di casa, chi ha avuto a che fare con Liliana e lui stesso: "Non ho niente da nascondere". Scettico sull'omicidio: "Non riesco a capire come una persona possa averla uccisa, congelata, impacchettata e riportata lì. A che scopo?" "Non era più semplice abbandonarla lungo una strada e farla ritrovare anche subito?".
Un'altra persona che non vede l'ora di essere indagata è l'amante di Liliana, Claudio Sterpin. Criticando l'attività inquirente, dice: "Non ho nessun problema a essere indagato, vorrei essere indagato assieme a un'altra decina di persone" parte in causa. E' stata "confermato una cosa che ho detto tre anni fa. Allora era una illazione, ora è realtà": "Liliana non poteva essersi suicidata con i programmi che avevamo in comune".
E' stato "inscenato un finto suicidio, solo un allocco ci poteva cadere".
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