(di Chiara Venuto)
Le luci, la balconata, il palco,
l'immenso organo Walcker-Tamburini, le finestre in alto a fare
da specchio alle scene del 'Don Giovanni' di Da Ponte e Mozart,
seppur in una versione rivisitata. La Sala accademica del
Conservatorio 'Santa Cecilia' di Roma è tornata a vivere ieri
sera, con un'inaugurazione post-restauro che non poteva che
prevedere un concerto. Per l'occasione, è stato scelto il
'dramma giocoso' del compositore austriaco, ripensato da Adriana
Hernandez-Flores in chiave moderna nel contesto del progetto
'Opera out of Opera 2', che ha l'obiettivo di promuovere la
lirica attraverso collaborazioni internazionali e il
coinvolgimento di un pubblico giovane.
Com'è giusto che sia, proprio i giovani artisti
dell'Orchestra stabile del conservatorio - sotto la direzione
del maestro Michelangelo Galeati - e un cast formato dai
cantanti di Santa Cecilia e altri sette partner internazionali
(in collaborazione anche con l'Accademia nazionale d'Arte
drammatica di Roma) si sono riappropriati della sala. Con
maestria ne hanno sfruttato l'acustica, ma soprattutto gli
spazi. Così per la balconata, ma ancor più per le riuscite
incursioni tra il pubblico, con tanto di Don Giovanni che
distribuisce biglietti da visita con su scritto "Vivan le
femmine" e delle informazioni di contatto inequivocabili:
"dongiovanni@casanova.com, strada dell'amore, Piacere City".
Lo sciupafemmine per eccellenza, insomma, continua a vivere.
Quella pensata da Hernandez-Flores è una selezione (da poco più
di un'ora) dell'intera opera, che porta in scena sia i
personaggi canonici che i 'doppi' narratori di Don Giovanni e
delle donne da lui conquistate, interpretati dagli attori
Alessandro Pocek e Anna Carpaneto. Questa doppiezza permette di
avere in scena non soltanto il protagonista, ma anche una sorta
di suo fantasma che riflette sulle sue scelte (e, come sempre,
non se ne pente). Brett Pruunsild ha interpretato il Don
Giovanni cantante, Chinatsu Hatana è Donna Anna, Ivan Sanchez
Anguila Don Ottavio, Maria Mendes Donna Elvira, Filippo Malvezzi
Masetto e il Commendatore, Diletta Di Cosimo invece Zerlina e,
infine, Yifei Zou Leporello.
"Vogliamo portare ai giovani la forza e l'attualità dei
personaggi - ha commentato il maestro Galeati -. Don Giovanni
per tutta l'opera si comporta come un libertino, poi davanti
alla morte rifiuta di pentirsi, diventa un Prometeo simbolo
della libertà".
"Questa è la terza volta che questa sala viene inaugurata",
ha ricordato il direttore del Conservatorio, Franco Antonio
Mirenzi, perché la prima fu "nel 1895 dalla Regina Margherita di
Savoia dopo che, dieci anni prima, la prima pietra era stata
posata alla presenza del grande Franz Lizst - ha spiegato -. Fu
restaurata una volta nel 1964 insieme a tutto il conservatorio,
e fu nuovamente inaugurata alla presenza del capo dello Stato,
Antonio Segni". Gli interventi sono stati resi possibili, oltre
che dal supporto del ministero dell'Università e della Ricerca,
anche grazie al contributo dell'Associazione Culturale no profit
'Giaime Fiumanò'. "Giaime sarebbe davvero felice di avere tutti
questi amici al conservatorio - ha detto, commossa, Caterina
Fiumanò, presidente dell'associazione - questa sala racchiude i
valori della bellezza, dell'arte e dell'armonia, di cui abbiamo
davvero bisogno di questi tempi".
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