(di Laura Valentini)
Un premio intitolato alla memoria di
Maurizio Costanzo che coniuga la sua grande passione per il
teatro con l'impegno civile che lo ha visto per tanti anni
vicino al mondo delle carceri. È questo il primo progetto della
neonata "Associazione Maurizio Costanzo", realtà benefica che
nasce da un'idea dei tre figli Camilla, Saverio e Gabriele,
insieme ad alcuni degli amici e collaboratori più stretti di
Costanzo e che è stato presentato oggi sul palco del teatro
Parioli Costanzo, da oggi sede dell'associazione.
"Siamo emozionati - racconta Camilla Costanzo - perché anche
se papà è morto da un anno e mezzo sembra sia passato un
minuto... Con i miei fratelli e altre persone amiche abbiamo
deciso di dar vita a questa associazione perché siamo convinti
che papà sia stato un patrimonio di tutti e vogliamo portare
avanti le sue battaglie civili". Ecco dunque l'idea di
realizzare, insieme al teatro Parioli, il 'Premio Teatrale
Maurizio Costanzo', dedicato ad un tema che è sempre stato molto
a cuore al grande giornalista, fin dai tempi del programma tv
'Altrove', quello degli istituti di pena. Il premio sarà aperto
a tutte le istituzioni carcerarie italiane: ogni compagnia
teatrale che vi opera potrà presentare uno o più spettacoli,
realizzati dai detenuti, e i lavori saranno valutati da una
giuria di esperti presieduta dal regista teatrale e conduttore
Pino Strabioli. "Il testo vincitore sarà messo in scena qui al
teatro Parioli il 20 maggio" spiega Camilla Costanzo.
A firmare l'accordo che sancisce l'avvio del progetto il
sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro Delle Vedove
che, al fianco del capo del Dap Giovanni Russo, ha preso parte
alla presentazione con, in platea, anche tanti allievi agenti e
allievi commissari della Scuola di polizia. "Costanzo, oltre che
uomo di profonda cultura, mai ostentata, era uomo di grande
equilibrio che tuttavia - osserva Delmastro - sapeva che con la
mafia non doveva esserci equilibrio, tanto che decise di
puntarci contro in modo frontale, con un coraggio straordinario"
e con gesti eclatanti come quello di bruciare la maglietta con
la scritta 'mafia made in Italy'. Da autore tv "Costanzo è
entrato negli istituti e ha dato voce a tutti", ai detenuti e
alle guardie carcerarie, "perché - afferma ancora Delmastro -
nella sua profonda cultura nazional-popolare c'era quello che
disse un altro intramontabile, Pasolini, secondo cui gli uomini
in divisa sono i veri figli del popolo".
Nelle 191 carceri italiane esistono 150 laboratori teatrali e
120 compagnie: "e accanto ai detenuti che recitano - spiega
Russo - tanti altri partecipano ai lavori come scenografi,
truccatori, costumisti", misurandosi con professioni che possono
costituire occasioni di riscatto una volta riacquistata la
libertà. "Anche così si combatte il rischio che le persone in
detenzione possano essere attirate nelle grinfie della
criminalità oppure si può allontanarle dal miraggio dello
stereotipo criminale in cui hanno vissuto", conclude il capo del
Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria.
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