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In scena 'La Vegetariana' del premio Nobel Han Kang

In scena 'La Vegetariana' del premio Nobel Han Kang

Deflorian crea spettacolo essenziale dall'andamento narrativo

ROMA, 30 ottobre 2024, 16:28

Redazione ANSA

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Una scena quasi vuota, una stanza di una casa con due porte laterali, pareti grigie e null'altro, un'essenzialità quasi metafisica che richiama subito quell'assoluto, quel bisogno di pulizia che è del percorso della protagonista, Yeong-hye, per questo 'La Vegetariana', adattamento di Francesca Marciano e Daria Deflorian, che firma anche la regia, del romanzo del premio Nobel 2024, la coreana Han Kang, pubblicato come gli altri suoi da Adelphi. Al Vascello (sino a domenica) nel programma di Romaeuropa Festival, produzione de La Fabbrica dell'Attore con Emilia Romagna Teatro.
    "Prima che mia moglie diventasse vegetariana, l'avevo considerata del tutto insignificante" è la battuta iniziale, pronunciata dal marito, che racconta di averla scelta proprio per questo, una donna che non gli avrebbe dato problemi, l'unica cosa che lo infastidiva, perché talvolta "rischiava di fargli perdere la faccia con i conoscenti", era la sua mania di non usare il reggiseno e avere i capezzoli in evidenza. Per questo l'annuncio di lei di non mangiare più carne, dopo un terribile sogno in cui gira in un granaio tra pezzi di carne macellata sporcandosi tutta di sangue, lo costringe a misurarsi col proprio squallido modo di essere, e così la sorella e il cognato. "La verità, semplice e orribilmente chiara, è questa: se suo marito e Yeong-hye non avessero superato ogni limite, se non fosse andato tutto in frantumi, allora forse sarebbe crollata lei". Il rifiuto della donna è una ribellione al suo destino, all'essere come gli altri, con le loro meschinità. Un rifiuto reiterato e assoluto che è il segno di un percorso che potremmo dire di pulizia totale e di orrore e negazione della carne, del corpo, del sesso, della vita quasi in una trasformazione di lei stessa in vegetale, che finirà appunto per volersi nutrire solo di aria e acqua. Il racconto gioca su un forte senso di vuoto, di sogno in cui aleggia il mistero con quel finale 'Perché è così terribile morire?' in risposta alle contestazioni della sorella, la cui conclusione sarà "sino a quando prima o poi ci risveglieremo".
   

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