Invece di introdurre "a forza
decine di nuove leggi in un farraginoso e disorganico sistema"
il legislatore dovrebbe pensare, ad esempio, a una "seria
depenalizzazione". Lo sottolinea il procuratore generale di
Genova Mario Pinelli nel corso dell'inaugurazione dell'anno
giudiziario. "Le ricadute negative di questo disordinato e
involuto legiferare sono numerose anche per l'avvocatura e per
differenti organismi. Non mancano, poi, insiti profili di
contraddittorietà in questo confuso legiferare. La riforma
Cartabia avrebbe dovuto tendere verso l'allontanamento da un
sistema carcerocentrico ma, all'atto pratico i continui
inasprimenti pena parrebbero spingere in direzione opposta", il
ragionamento.
"E a fronte di ciò, continua a non intravedersi, neppure sul
piano delle semplici intenzioni, una ragionata, seria,
complessiva riflessione del nostro legislatore, ad ampio
spettro, che tenti di resettare un sistema ormai divenuto
incontrollabile nei suoi risvolti applicativi". Invece
assistiamo a un "modello simile a una catena di montaggio"
sottoposta a una "rigida osservanza di standard di produzione
sul piano quantitativo che va surclassando il profilo
qualitativo". E questo "sempre in nome della necessità di
produrre sentenze, di accorciare i tempi di tutte le fasi,
riducendo gli spazi di impugnazione, patteggiando o concordando
pene che di afflittivo non hanno più nulla. E con i nostri
palazzi di giustizia diventati assai simili a dei mercati dove
ci si accorda con offerte e controfferte di pene nominali". Un
altro pericolo è rappresentato dall'Intelligenza artificiale che
potrebbe portare "all'abbandono della giurisprudenza creativa
sostituita da un progressivo appiattimento ed esasperante
conformismo giudiziario".
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