Al termine di una complessa
attività investigativa della Guardia di Finanza di Ancona, sono
stati recuperati all'Erario oltre 109 milioni (per gli sviluppi
penali interessata la Procura della Repubblica di Trani) e
individuato il responsabile, in un 40enne di origine pugliese.
Sarebbe responsabile di aver realizzato, con la creazione di
schermi societari fittizi, fiscalmente non denunciati, una
rilevante frode fiscale nel commercio dei prodotti petroliferi e
del successivo reinvestimento dei relativi proventi in attività
immobiliari.
Ricorrendo allo strumento dell'acquisto intracomunitario,
presso varie raffinerie, il prodotto petrolifero, proveniente
principalmente dalla Slovenia, veniva dapprima ceduto
"cartolarmente" a 3 società "cartiere" formalmente site in
Bulgaria e nella Repubblica Ceca gestite da membri
dell'organizzazione criminale, per poi essere fatturato a 7
società "cartiere" italiane che, a loro volta, non versavano
all'Erario l'Iva, pur incassandola dai clienti italiani e
omettendone ogni successivo obbligo dichiarativo.
Le società "cartiere" erano state costituite, infatti, con il
solo intento di rimanere operative per un periodo di tempo
limitato, al termine del quale venivano abbandonate e, quindi,
sostituite, facendo leva sul fatto che le responsabilità
amministrative e penali, se e una volta accertate, sarebbero
ricadute sul prestanome (nullatenente) formalmente posto a capo
delle medesime.
Al termine di tutti i vari passaggi cartolari, i carburanti
ottenuti in evasione dell'Iva, venivano rivenduti, sottocosto,
con fattura, a soggetti titolari di reti di distributori
stradali o di depositi commerciali, spesso riconducibili, o
addirittura coincidenti, agli stessi soggetti che avevano creato
le "cartiere", con il vantaggio di poter vendere gli stessi
prodotti a un prezzo altamente competitivo, grazie all'omesso
versamento dell'Iva che di fatto costituiva il più diretto e
sostanziale profitto dell'attività criminale, da ripartire tra
tutti i componenti del sodalizio.
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