Tutti in piedi a ballare ieri sera
all'Anfiteato romano nella seconda giornata del Festival
Adriatico Mediterraneo. Poche canzoni e tutti si sono ritrovati
con i piedi sul tappeto rosso sotto al palco o tra i corridoi
della pedana dove sono state allestite platea e gradinata
nell'arena antica, seguendo il ritmo delle percussioni di Mauro
Durante, anche voce e violino; la voce di Alessia Tondo; la
danza di Silvia Perrone; la zampogna di Giulio Bianco, anche ad
armonica, flauti e fiati popolari, basso; l'organetto di
Massimiliano Morabito; la voce e la chitarra di Emanuele Licci,
anche al bouzouki e le percussioni, la voce, le percussioni ed
il tamburieddhu di Giancarlo Paglialunga.
Del resto, ha sottolineato Durante "la musica che facciamo è
una musica che va condivisa. Il fruitore non è solo spettatore,
ma partecipa allo spettacolo. La tradizione narra che la celebre
pizzica tarantata rituale aveva il potere di curare attraverso
la musica, la trance e la danza, il morso della leggendaria
Taranta - ha spiegato il leader del gruppo salentino -. Dietro a
questa tradizione c'è l'idea di salvezza che deriva dallo stare
insieme. Non c'è più il morso della Taranta, ma abbiamo i demoni
di oggi da contrastare e forse si è perso questo senso di
dispositivo di cura collettiva, ma se balli solo non ti puoi
curare".
"La nostra musica vuole essere anche un momento di
riflessione. Un'occasione per piantare semi di umanità e
lasciare pillole d'amore - ha detto dal palco Alessia Tondo,
prima di intonare Sola andata brano con testo di Erri De Luca,
musicato da Durante -. In un periodo come quello attuale,
segnato di nuovo da guerre, di cui a farne le spese in maniera
disumana sono i bambini, dobbiamo chiederci che tipo di esseri
umani vogliamo diventare. Questo brano è dedicato agli ultimi".
Ad aprire la serata, ieri, un altro gruppo pugliese, inserito
nella programmazione Puglia Sound 2024, gli Yarákä, ensemble
formata nel 2015 da Gianni Sciambarruto, Virginia Pavone e
Simone Carrino, tre musicisti tarantini che ricercano per
esprimere un'identità personale, per riscoprire le tradizioni
con un'apertura verso la modernità e la contaminazione tra
culture. Sonorità multietniche, con particolare attenzione a
quella comune matrice ritmica proveniente dall'Africa, che funge
da catalizzatore e permette di sperimentare contaminazioni
audaci con le sonorità Mediterranee e del Sud Italia.
Quello degli Yarákä è stato un repertorio intriso di
ritualità: in ciascun brano si racconta l'esorcizzazione di un
male dell'anima o di una paura che blocca il fluire delle
energie e che trova la cura attraverso un canto ancestrale, come
avviene nelle altre tradizioni del sud America.
Intanto un nuovo giorno è sorto su Adriatico Mediterraneo, il
terzo del Festival, con Un'alba meravigliosa, il concerto, e
titolo del suo ultimo lavoro, dell'arpista italo-svizzero Raoul
Moretti, che questa mattina, ha accompagnato il far del giorno
alla Terrazza Unicorn del Passetto. "In questo ultimo tour ho
toccato molto posti, anche molto diversi tra loro, e suonato in
svariate situazioni, ma voglio dire che un Festival come questo,
che riesce a portare per quattro mattine, alle 6, tanta gente ad
ascoltare musica, è un Festival che va custodito e sostenuto",
ha commentato Moretti.
Domani gran finale del Festivale con Musiche del mondo di
Eugenio Bennato. A 12 anni dal live all'Anfiteatro, testimonia
il legame con le pietre antiche affacciate sul mare
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