"Aldo Amati, sindaco di Pesaro e
combattente per la giustizia sociale": queste le parole scritte
da Walter Veltroni e lette dal figlio Giovanni Amati in
occasione delle orazioni commemorative svolte sotto i portici
del Municipio dove, dalla mattina, era stata allestita la camera
ardente, per ricordare Aldo Amati, morto a 80 anni, sindaco
della città pesarese dal 1987 a 1992 e storico esponente del
Partito Comunista Italiano prima, e del Pd poi, nella provincia
di Pesaro-Urbino.
"Quando mio padre tre anni fa, in buona salute, mi disse di
volere un funerale con la camera ardente in municipio non mi
stupì affatto - afferma il figlio - nonostante fosse stato stato
tradito dal partito per il quale aveva sacrificato tutto, mio
padre non ha mai portato rancore, per questo una simile
richiesta era perfettamente coerente con l'uomo che mio padre è
stato. Non lo dico con tono polemico, perché per mio padre è
sempre contato solo il dare e mai l'avere, perché amava il suo
partito e i suoi cittadini".
"Aldo mi raccontava sempre della sua vita contadina e di come
il lavoro nei campi lo avesse sottratto agli studi per anni -
ricorda l'ex presidente della Regione Marche, Luca Ceriscioli -.
Qualche giorno fa mi hanno raccontato di un ragazzo indiano che
vorrebbe studiare ma che per necessità dovrà lavorare per
aiutare la sua famigli: in quel sacrificio io ricordo Aldo e,
per questo, sarebbe bello istituire, a suo nome, una borsa di
studio in aiuto di quei ragazzi che, per ragioni economiche,
devono rinunciare allo studio".
"Lascia una memoria indelebile nella storia del nostro
territorio - sottolinea il sindaco di Pesaro, Andrea Biancani -
il ritratto più bello di Aldo lo hanno fatto i cittadini e i
dipendenti comunali parlando di lui". "Era un uomo che metteva
la collettività davanti a qualsiasi cosa. Prima i cittadini e
prima il partito, mai una volta si mise davanti a loro", dice
Stefano Parri, sindaco di Sant'Angelo in Vado, Comune natale di
Aldo Amati.
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