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Don Giovanni di Cirillo, seduttore malinconico e contemporaneo

Don Giovanni di Cirillo, seduttore malinconico e contemporaneo

Spettacolo debutta con successo al Teatro delle Muse di Ancona

ANCONA, 01 novembre 2024, 18:06

Redazione ANSA

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Un Don Giovanni malinconico e contemporaneo, che seduce spinto da una coazione a ripetere le sue conquiste per restare fedele a un personaggio in cui forse non crede neppure lui, ma che recita per riempire il suo vuoto interiore. È quello portato in scena il 31 ottobre, in veste di protagonista e regista, da Arturo Cirillo al Teatro delle Muse di Ancona, in una nuova produzione di Marche Teatro assieme al Teatro di Napoli (che ha ospitato la prima al Mercadante il 15 ottobre), Teatro Nazionale di Genova ed Emilia Romagna Teatro.
    Un eroe antieroe, che pesca nel mito del personaggio, a partire da Molière e Da Ponte, librettista dell'omonima opera di Mozart di cui si citano le musiche sia arrangiate che in forma di 'recitar cantando'. Cirillo non gli concede però la statura del grande peccatore che, rifiutando di pentirsi fino alla fine delle sue malefatte, viene avvolto dalle fiamme dell'inferno, ma che semplicemente si spegne accasciandosi discretamente sul tavolo della cena che ha voluto condividere con amici e nemici avendo terminato il suo ruolo.
    Accolto da lunghi applausi e da diverse chiamate in scena, lo spettacolo è stato però anche un viaggio nel teatro che, a partire dal mito di Don Giovanni, ha intrecciato non solo diversi linguaggi ma anche, direttamente o indirettamente, diversi autori in un personalissimo excursus autobiografico di Cirillo talvolta spiazzante dal punto di vista drammaturgico, ma leggibile e coinvolgente se non lo si incanala in uno schema prestabilito. Un viaggio in cui incontra non solo la figura del padre (Don Luigi presente in Molière), ma forse anche quella di Totò, nell'esilarante colloquio del protagonista col creditore signor Quaresima, e la filosofia di Pirandello.
    L'ambientazione è quella di una villa palladiana, ispirata al film Don Giovanni di Joseph Losey (1979), di cui si scorge in alto il giardino ornato da statue neoclassiche. Da qui scendono e salgono i personaggi, anche con scale semoventi, per animare al di sotto una scena essenziale ma efficace, realizzata da Dario Gessati e arricchita dai sontuosi costumi settecenteschi di Gianluca Falaschi. Un'atmosfera cupa, lunare, realizzata con l'ausilio delle luci di Paolo Manti, dove anche gli abiti degli interpreti sono quasi tutti neri, in cui tra dramma e ironia Don Giovanni spiega con lucida pervicacia le sue ragioni consapevole che lo condurranno alla morte.
    Tutti bravi e applauditi gli attori a partire dal protagonista e da Giacomo Vigentini, uno Sganarello molto apprezzato, assieme a Giulia Trippetta, Irene Ciani, Francesco Petruzzelli e Rosario Giglio. Gli adattamenti musicali sono di Mario Autore. Lo spettacolo ha inaugurato la stagione di Marche Teatro nel cartellone realizzato dalla precedente direzione di Velia Papa e ha offerto al nuovo direttore Giuseppe Dipasquale l'occasione per presentarsi al pubblico sottolineando l'importanza del teatro come momento di condivisione e d'incontro di tutta la comunità.
   

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