(di Gianluigi Basilietti)
"Non basteranno altri dieci anni
per completare la ricostruzione dei nostri borghi e delle nostre
case". Ne è convinta la gente di Visso, Ussita, e
Castelsantangelo sul Nera, paesi alle pendici dell'Appennino
marchigiano, in provincia di Macerata, che nel 2016 vennero
devastati dai terremoti del 26 e 30 ottobre. A ridosso
dell'ottavo anniversario da quelle terribili scosse, tanto da
toccare i 6,5 gradi di magnitudo, l'ANSA è tornata a visitare i
tre minuscoli centri montani, incontrando giovani, pensionati,
commercianti, operai delle ditte incaricate alla ricostruzione.
Otto anni dopo tante cose sono cambiate. A iniziare dai
sindaci che non sono più gli stessi di allora, ma ad essere
profondamente mutata è anche la socialità e l'economia di quei
luoghi si ritrovano intristiti e impoveriti. Sono invece rimasti
tali e quali ai primi giorni post sisma i centri storici, ancora
completamente sconquassati. La ricostruzione, soprattutto degli
edifici privati, è avviata da tempo fuori dalle cinte murarie
dei borghi e in alcuni casi, come a Visso, di gru se ne vedono
molte. Ma nel cuore più intimo dei tre centri ci sono soltanto
pareti squarciate e tetti crollati. Tutto è fermo a quel
maledetto ottobre, tanto che all'interno delle case distrutte si
possono ancora scorgere mobili, letti e vestiti appesi. Ultimi
istanti di vita vissuta da centinaia, migliaia di famiglie poi
costrette a fuggire dalle proprie abitazioni per trovare riparo
lontano dalle loro terre natie.
Qualche luce arriva da Camerino, una delle più grandi zone
rosse: "la ricostruzione del centro storico è avviata, dopo anni
difficili finalmente abbiamo intrapreso la strada giusta",
racconta, il sindaco Roberto Lucarelli. "Il centro storico -
spiega - sarà recuperato in tre fasi, la prima per parte più
perimetrale vede presentati tutti e 68 i progetti che porteranno
al restauro di 130 edifici". "Dei 68 progetti il 60% sono già
decretati e i lavori inizieranno a breve".
Nei borghi del cratere si respira però amarezza e
preoccupazione che i tempi per ricostruire si dilatino ancora.
"Molte persone non sono più tornate, si sono rifatte una vita
sulla costa, chi a Civitanova Marche, chi a San Benedetto del
Tronto", racconta un operaio di Visso, seduto al tavolo di un
bar della nuova piazza. "Siamo rimasti in pochi e il timore è
che resteremo sempre meno", rincara la dose Maria Grazia, da
dietro la cassa della sua tabaccheria di Ussita. "Per rivedere
il paese ricostruito serviranno più di dieci anni, anche perché
se dopo otto siamo ancora messi così...", dice la commerciante.
"Ci sono stati tanti problemi in questi anni, - aggiunge - a
iniziare dalla burocrazia che a volte ha fatto più danni del
terremoto stesso". La considerazione fa annuire con la testa
Luisa, residente a Visso: "Qualcosa si sta muovendo, ma abbiamo
passato anni bui e comunque ci vorrà ancora tanto, tanto tempo
prima di rivedere tutto ricostruito".
Al punto che c'è anche chi è convinto che "Castelsantangelo
come era prima io non lo rivedrò", dice un anziano
sull'ottantina del posto. Chi pone l'accento sulle difficoltà
sociali ed economiche di queste terre è Chiara Caporicci,
presidente dell'associazione "Casa" di Ussita che dal 2016,
assieme ad altri volontari, cerca di animare la comunità locale
con eventi e iniziative: "Qui - spiega - non c'è solo da
ricostruire le abitazioni, ma un'intera comunità e un nuovo
tessuto imprenditoriale capace di creare posto di lavoro".
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