Manette ai polsi, ceppi e
catene alle caviglie e una catena tirata da un agente come un
guinzaglio, esattamente come accaduto nell'udienza del 29
gennaio. È entrata così in aula Ilaria Salis, la 39enne docente
milanese da 13 mesi in carcere a Budapest, per la seconda
udienza del processo in cui è accusata di aver aggredito tre
militanti di estrema destra. Al loro arrivo in Tribunale un
gruppo composto da legali e amici della donna è stato minacciato
da alcuni estremisti di destra: "Stai zitto o ti spacco la
testa" hanno detto. "Ci aspettavano e ci hanno insultato e
minacciato in ungherese," ha detto l'avvocato Eugenio Losco. "Ci
hanno fatto delle riprese con i telefonini, ci hanno ripreso e
il nostro traduttore ci ha detto che ci stavano minacciando", ha
proseguito Losco. Del gruppo di una quindicina di persone
italiane minacciate faceva parte anche Zerocalcare, oltre a
esponenti di Giuristi democratici.
"Io mi auguro che la signora Salis possa essere assolta, ho
visto che oggi è stata portata in aula ancora in manette e
catene ma pare che poi gliele hanno tolte. Non è un bel modo,
non mi pare ci sia pericolo di fuga. Detto questo eviterei di
politicizzare il caso se no si rischia lo scontro". Così il
vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani a Sky Tg24
mentre è in corso a Budapest l'udienza per la cittadina
italiana. "A me preoccupa la cittadina Salis - dice Tajani - non
mi interessa se poi vogliono candidarla ma se si deve
trasformare il processo in scontro politico lo scontro politico
non favorisce la signora Salis".