(di Rosanna Pugliese)
Si chiama Dietmar Woidke l'uomo
sotto i riflettori delle prossime amministrative in Germania,
dove domenica si vota nel Brandeburgo. E stavolta è un
socialdemocratico. Dopo il trionfo dell'ultradestra in Turingia,
quindici giorni fa, anche nel Land che circonda Berlino
l'avanzata di Afd sembra difficile da contenere: il partito è in
testa, e mostra da settimane un lieve vantaggio rispetto
all'Spd, che qui governa ininterrottamente dalla Riunificazione.
E il presidente uscente ha osato una mossa ardita, chiedendo
agli elettori di scegliere: o lui o loro. Tradotto: se il suo
partito dovesse arrivare secondo, come prevedono i sondaggi, pur
restando il politico più amato della regione, Woidke farà un
passo indietro e cederà il testimone all'attuale assessora alle
Finanze per le trattative di coalizione. Un rischio non
necessario, che potrebbe davvero costargli la prossima
legislatura: pur essendo in vantaggio, infatti, Alternative fuer
Deutschland resta, come ovunque a livello federale, un partito
isolato e non potrà governare.
Le urne di domenica prossima sono anche il terzo ed ultimo
test della stagione (e dell'anno) per il cancelliere Olaf
Scholz, alle prese con un governo sempre più fragile e un
drammatico calo di consensi anche personali. Per alcuni
analisti, il Kanzler perderà in ogni caso. Se infatti Woidke
dovesse spuntarla, la vittoria sarà attribuita ai meriti
personali di una figura politica che, al governo da 11 anni, ha
chiaramente preso le distanze da Berlino e dal leader federale.
"Scholz è venuto alla festa estiva del partito qui da noi, ma
non ha avuto il palco, e il saluto con il governatore è stato a
dir poco fugace", ha raccontato ai giornalisti della stampa
straniera Benjamin Lassiwe, in un incontro a cui ANSA era
presente.
Ai partiti alleati del cancelliere le cose non vanno affatto
meglio: i Verdi, dopo una campagna definita "miserevole", con
manifesti "quasi incomprensibili", rischiano di uscire dal
parlamentino, mentre i liberali naufragano nei sondaggi, che li
danno a livelli di consensi neppure rilevabili. Stando a uno
degli ultimi rilevamenti dell'Insa, Afd raccoglierebbe il 28%,
mentre l'Spd segue con il 25%. La Cdu avrebbe un 16% dei
consensi, il partito populista rossobruno di Sarah Wagenknecht
Bsw il 14. Fuori dal parlamentino resterebbero gli ecologisti
con il 4% e la sinistra della Linke con il 3.
Ma quanto radicale è la destra guidata dal candidato di punta
Hans Christoph Berndt? A riguardo non sembrano esserci dubbi: si
tratta di una delle frange più estremiste della realtà politica
guidata a livello federale da Alice Weidel e Tino Chrupalla. E
se in Turingia il controverso Bjoern Hoecke, colui che ha
sfondato il 30% 15 giorni fa, fondò la corrente più estremista
di Afd chiamandola 'Fluegel' - che significa 'l'ala', sciolta
perché ritenuta addirittura illegale - in Brandeburgo
l'assessore all'interno della Cdu chiarì una volta: "Qui abbiamo
il volatile intero". Anche nel Land di Potsdam l'ultradestra ha
incassato molti consensi sul tema migrazione - evidente
l'impennata dopo l'attentato di Solingen - e sulla paura della
guerra. Il tema Ucraina ha avuto un ruolo centrale in una
regione che fra l'altro, come buona parte dell'Est della
Repubblica, contesta profondamente la svolta e la portata dei
sacrifici economici imposti dal sostegno a Kiev. "Negli anni '80
nel nostro territorio si aveva molta paura di una guerra
nucleare, e quest'ansia è stata risvegliata dal conflitto in
corso. È come se fosse riaffiorata in tante persone", ha
commentato Vera Dost, giornalista di Radio Potsdam. Ma anche il
discorso politico generale e le reazioni alle elezioni in
Turingia stanno avendo un peso: "Il fatto che si dica 'eccoli,
sono tutti fascisti', come prima si diceva che fossero
'comunisti' porta gli elettori a sentirsi come qualcosa di
estraneo. E questo stimola una specie di ribellione".
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