In Macedonia del Nord si vota
domani per le elezioni presidenziali, una consultazione che si
tiene nel pieno del dibattito sul futuro europeo del Paese ex
jugoslavo, che già da quattro anni fa parte a pieno titolo della
Nato. Quello di domani è il primo appuntamento elettorale di
questa primavera, l'altro è fissato per l'8 maggio quando si
terranno le elezioni parlamentari, unitamente all'eventuale
secondo turno delle presidenziali, ballottaggio ritenuto
peraltro pressocchè certo. Stando infatti ai sondaggi della
vigilia nessuno dei sette candidati alla carica di presidente
otterrà domani il 50% più uno dei voti per l'elezione diretta al
primo turno. E sarà necessario andare alla sfida tra i primi
due. I favoriti per il duello finale sono il presidente uscente
Stevo Pendarovski, candidato del Partito socialdemocratico
(Sdsm) al potere, che punta a un secondo mandato quinquennale, e
Gordana Siljanovska Davkova, appoggiata dal partito conservatore
Vmro-Dpmne, maggiore forza di opposizione. Un ultimo sondaggio
diffuso ieri dall'Istituto Ipis dava la candidata conservatrice
in vantaggio con il 24,6% dei favori, rispetto al 14,4%
assegnato al presidente uscente. Terzo in fatto di consensi,
intorno al 7%, figura Bujar Osmani, ministro degli esteri e
candidato del partito della minoranza albanese 'Dui' che
partecipa alla coalizione di governo. Nel probabile ballottaggio
dell'8 maggio sarà decisivo l'appoggio degli altri concorrenti,
in particolare quelli della minoranza albanese. Il 25% circa
dell'intera popolazione della Macedonia del Nord è di etnia
albanese, e tale minoranza ha un posto molto rilevante nella
vita pubblica e sociale del Paese. Sin dall'indipendenza
proclamata nel 1991 e dall'inizio del cammino verso
l'integrazione euroatlantica, Skopje ha dovuto affrontare lunghe
e complesse dispute con i paesi vicini, in particolare Grecia e
Bulgaria. Un accordo con Atene concluso nel 2018 al termine di
una querelle quasi trentennale sul nome, ha sbloccato il
percorso di Skopje verso Nato e Ue. All'Alleanza Atlantica ha
aderito nel 2020, mentre l'avvio del negoziato con la Ue, nel
2022, è stato ulteriormente ritardato di un paio d'anni a causa
di una disputa di carattere storico, linguistico e identitario
con la Bulgaria. Anche dopo l'apertura del negoziato di adesione
tuttavia, Sofia continua ad avanzare richieste, pretendendo
emendamenti alla costituzione macedone per l'inclusione in essa
della minoranza bulgara. E' questo, insieme alle riforme per lo
sviluppo e l'ammodernamento del Paese, il punto di maggior
dibattito e discussione al momento tra le forze politiche, con
Pendarovski e i socialdemocratici favorevoli alla rapida
approvazione degli emendamenti per accelerare sulla strada verso
la Ue, mentre i conservatori e la loro candidata Siljanovska
Davkova sono contrari a cedere senza condizioni alle richieste
bulgare.
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