La diplomazia sportiva è un
"potente strumento nelle mani dei governi, capace di veicolare
valori positivi e di promuovere una visione di unità globale, ma
allo stesso tempo soggetta a manipolazioni per fini meno
nobili". A sostenerlo è il direttore del Centro di Ricerca della
Rome Business School ed esperto di sport governance, Valerio
Mancini, nel corso del panel di discussione 'Il grande gioco - A
che cosa serve la diplomazia sportiva oggi?' durante il 33/o
Forum Economico di Karpacz.
Mancini è co-autore insieme a Narcís Pallarès-Domènech e
Alessio Postiglione del libro Calcio, Politica e Potere (Mondo
Nuovo, 2023), tradotto quest'anno in spagnolo e catalano. "Il
calcio, con la sua capacità di raggiungere miliardi di persone -
ha sottolineato - viene utilizzato per rafforzare l'immagine di
Stati autocratici che cercano di legittimarsi attraverso i
valori democratici e inclusivi dello sport. Il Qatar, ad
esempio, utilizza il Paris Saint-Germain per attrarre
investimenti dall'Europa: persino la Cina ha intrapreso un vasto
progetto per creare il campionato più ricco del mondo, con
l'obiettivo di vincere i mondiali entro il 2050, in parallelo al
suo piano di diventare la principale potenza mondiale"
"Dai grandi campionati europei ai Mondiali - ha concluso
Mancini - il calcio è ormai parte integrante delle dinamiche
politiche mondiali. Non solo rafforza l'identità nazionale, ma
permette ai paesi di proiettare la propria influenza oltre i
confini".
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