Confermando le previsioni, il
Partito del progresso serbo (Sns), la formazione conservatrice e
di orientamento nazionalista, guidata dal premier Milos Vucevic
e che fa capo al presidente Aleksandar Vucic, ha trionfato nel
voto amministrativo di ieri a Belgrado e in altre decine di
Comuni in tutta la Serbia. Stando agli ultimi dati ancora
preliminari diffusi in tarda serata dall'Istituto di ricerche
demoscopiche CeSid unitamente a Ipsos, a Belgrado l'Sns - che è
da anni forza di maggioranza nel Paese e alla guida del governo
- ha ottenuto il 52,9% e 64 mandati sul totale di 110
all'Assemblea municipale della capitale. Al secondo e terzo
posto, molto distanziate, due nuove formazioni schierate
all'opposizione - 'Anch'io sono Belgrado' e 'Scegliamo
Belgrado', alle quali è andato rispettivamente il 17,5% con 21
mandati, e il 12,3% e 14 seggi. Hanno conquistato mandati anche
'Noi forza del popolo' di Branimir Nestorovic con l'8,1% e 9
mandati, e il partito russo 'Serbi e Russi fratelli per sempre'
con l'1,2% e due seggi. Per le minoranze non valeva lo
sbarramento del 3% in vigore per le altre forze politiche in
lizza. Largo successo dell'Sns anche a Novi Sad e Nis,
rispettivamente seconda e terza città del Paese, dove il partito
di Vucic ha ottenuto il 53,1% e il 44,5%. Ma la vittoria
dell'Sns è stata larga e generale anche in decine di altre città
grandi e piccole, con Vucic e il premier Vucevic che hanno
parlato di risultato con valenza anche nazionale, un attestato
di fiducia al governo a proseguire nel corso di riforme,
sviluppo e ammodernamento del Paese, anche in vista dell'Expo
2027, la rassegna specializzata che la dirigenza serba considera
una formidabile opportunità di crescita e nuovi investimenti, a
sostegno del percorso di integrazione della Serbia nell'Unione
europea. In talune località, ha detto Vucic, l'Sns ha ottenuto
il 59%, il 66%, fino al 70%. Alla larga vittoria del partito al
potere ha contribuito anche la scelta dell'opposizione che si è
presentata al voto amministrativo in ordine sparso, con alcune
forze che hanno deciso di boicottare la consultazione per
protesta contro la data scelta (si voleva votare piuttosto in
autunno) e per la mancata accettazione di talune richieste di
cambiamenti alla legge elettorale. Le forze d'opposizione che
hanno partecipato hanno dal canto loro denunciato non poche
irregolarità, compresi i call center dell'Sns, ritenuti centri
per l'acquisto di voti. Accuse queste seccamente respinte da
Vucic e dal premier Vucevic. L'affluenza è risultata bassa,
intorno al 40% sia per il parziale boicottaggio dell'opposizione
sia per la 'stanchezza elettorale' di cui hanno parlato diversi
analisti con riferimento al ripetersi degli appuntamenti con le
urne negli ultimi tempi.
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