Per il presidente francese
Emmanuel Macron, atteso oggi in visita ufficiale a Belgrado,
l'Unione europea e i suoi stati membri hanno bisogno di una
Serbia forte e democratica, e la Serbia ha bisogno di una Ue
forte e sovrana che difenda e promuova i suoi interessi, nel
rispetto della sua identità.
In un lungo articolo apparso oggi sull'autorevole quotidiano
belgradese Politika, Macron afferma che "la Serbia ha un ruolo
chiave nell'ambito di una Unione europea allargata e
rafforzata". "Sono onorato di giungere in Serbia su invito del
presidente Vucic, dopo la prima visita di cinque anni fa, con
l'ambizione di riannodare i fili di una vecchia amicizia" fra i
nostri popoli, ha scritto Macron nel suo contributo,
sottolineando la calda accoglienza tributatagli nel corso della
sua precedente visita del luglio 2019. Da allora, ha osservato,
i rapporti tra Serbia e Francia, l'interscambio e la partnership
"si sono ulteriormente sviluppati".
"La Serbia, naturalmente, appartiene all'Europa per la sua
geografia ma ancor più le appartiene per la sua storia, la
storia di un popolo fiero che ha una forte identità alla quale
non ha mai rinunciato", ha affermato il presidente francese, che
ha fatto poi riferimento all'intervento armato di Mosca in
Ucraina e alla necessità di un fronte unico contro la Russia. Si
pone, ha osservato, la questione su quale "tipo di società
vorranno vivere in futuro i nostri giovani". "E su ciò non ho
alcun dubbio, i giovani in Serbia avranno la stessa risposta dei
giovani in Francia". A suo dire, "per i cittadini francesi, come
per i cittadini degli altri Paesi membri e per quelli della
Serbia, la Ue è e resta uno dei più solidi argini contro
populismo, demagogia e estremismo, come pure uno spazio unico di
prosperità economica". Macron ha quindi ribadito il suo impegno
alla soluzione della crisi del Kosovo, con l'attuazione
dell'accordo di Ohrid e la rapida creazione della comunità delle
municipalità a maggioranza serba in Kosovo. E come nel 2019, ha
ribadito l'importanza di mostrare "il necessario coraggio di
pervenire a un compromesso". Una normalizzazione della
situazione, ha osservato, che preveda "la possibilità per i
serbi di vivere in Kosovo nel rispetto delle leggi ma senza
rinunciare alla propria identità né ai propri legami naturali
con la Serbia, nel rispetto sul mantenimento del patrimonio
culturale e religioso serbo"
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