"Il conflitto russo-ucraino ha
riportato la Nato alla sua missione principale, che è deterrenza
e difesa, mentre dalla fine della Guerra fredda la Nato si era
focalizzata su altre missioni, la gestione dei conflitti e la
cooperative security, oggi la sua priorità è la sicurezza
territoriale, mentre ha meno importanza ciò che non minaccia
direttamente la sua esistenza e quella dei suoi alleati". Lo ha
dichiarato Andrea Gilli, visiting fellow dell'Istituto affari
internazionali, ricercatore e consulente nel settore della
Difesa, intervenuto oggi alla conferenza "Nato: deterrenza e
difesa dopo l'Ucraina", organizzata da Iai e dall'Università di
Trieste e moderata da Federico Donelli, docente di Relazioni
Internazionali all'Università di Trieste.
"La rilevanza della Nato dopo l'attacco russo all'Ucraina è
sotto gli occhi di tutti - ha detto Donelli - e questo ha
innescato un dibattito a livello internazionale su come dovrebbe
essere la Nato, ma ci si domanda anche se i Paesi europei
saranno in grado di sviluppare un apparato di difesa
complementare o se avrà più senso rafforzare la posizione
europea all'interno dell'alleanza atlantica".
Parlando di come il conflitto russo-ucraino ha alterato gli
equilibri mondiali, Gilli ha sottolineato che la guerra "ha
obbligato tutti i Paesi del mondo a prendere una posizione: nei
Paesi occidentali c'è stata una convergenza del fronte pro
Ucraina e anti Russia, ma il sud nel mondo è molto più
ambivalente, anzi molti Paesi del Sud America e del Medio
Oriente hanno posizioni più pro Russia che pro Ucraina".
"Questo è rilevante - ha aggiunto Gilli - perché la Russia
continua a cooperare con la Cina, che ha un grande bisogno di
materie prime che alcuni di questi Paesi producono. Dunque si
potrebbe andare nella direzione di una frammentazione
dell'ordine internazionale, anche dal punto di vista
commerciale". L'esperto ha poi evidenziato che "questa guerra ad
alta intensità che non vedevamo da tempo, ha determinato a
livello industriale la necessità di avere un'industria in grado
di produrre a ritmi elevati".
Altre conseguenze ci sono state sul piano militare. "La
diffusione sia dei droni e delle difese antiaeree hanno reso le
forze di terra e quelle aeree più vulnerabili - ha spiegato
Gilli - e inoltre c'è stata una prima integrazione dall'AI a
livello di combat management, per assegnare target alle capacità
di fuoco, e poi l'uso di artiglieria a lungo raggio che ha
cambiato il modo di combattere tradizionale, perché va a rendere
il campo di battaglia sempre più letale".
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