"Gli attori del conflitto
russo-ucraino al momento sono entrambi esauriti, mi pare
probabile che si possa arrivare a un armistizio, ma forse questo
non accadrà prima delle elezioni americane: il risultato
influenzerà il tipo di armistizio che potrà essere realizzato".
Lo ha detto ieri lo storico e docente Andrea Graziosi nella sua
lectio magistralis sulle conseguenze della Guerra Fredda
all'incontro "Commemorating the Cold War in Europe - Sulle
tracce della Guerra Fredda in Europa", 2/a edizione del Forum
internazionale in corso a Udine dal 13 al 15 giugno, con alcuni
tra i più autorevoli esperti sul tema e con la direzione
scientifica di Tommaso Piffer, docente all'ateneo di Udine.
"Il peso vero della Guerra Fredda oggi si sente in Russia -
ha sottolineato Graziosi - mentre l'Ucraina rappresenta, invece,
il tentativo di uscire da questo retaggio del passato, e infatti
una parte crescente della popolazione ha una sensibilità filo Ue
e dell'Europa ha già adottato lo stile di vita". Al contrario,
la "Russia soffre una grande delusione per la perdita dello
status di superpotenza - ha evidenziato - ma quello status non
esiste più e la Russia non ha speranza di poterlo recuperare".
Graziosi si è poi soffermato sui risultati delle elezioni
europee. "Le forze politiche di estrema destra che emergono in
Europa - ha evidenziato - sono partiti che esprimono una
insoddisfazione vera, e questo va riconosciuto, ma non hanno
alcun programma per migliorare, anzi quello che esprimono porta
a un peggioramento generale". "La Guerra Fredda, infatti, pesa
anche sulla politica attuale di diversi Paesi dell'Ue, come la
Polonia, la Germania e l'Ungheria", ha proseguito lo storico.
"Guardiamo ad esempio ai risultati delle elezioni europee in
Germania, soprattutto nell'ex Repubblica democratica tedesca -
ha precisato - dove si registra una preponderanza dei voti di
chi non è contento di niente ed è anche contrario a uno stile di
vita al quale è arrivato tardi e dal quale si sente infine
escluso". "Alcuni di questi Paesi - ha proseguito Graziosi -
sono entrati nell'Occidente quando quest'ultimo era già in
crisi: gli è andata meglio di prima, ma non hanno trovato quello
che speravano. Dunque - ha concluso - la delusione e la rabbia,
in questi Paesi, si trasforma spesso in un voto di rifiuto. E
questo preoccupa - ha aggiunto - perché c'è in gioco il futuro
dell'Europa".
Ieri al forum, che prosegue fino a domani, è intervenuto
anche lo storico statunitense Mark Kramer, direttore del Centro
Studi sulla Guerra Fredda di Harvard University. Ricordando la
progettualità triennale del Forum, Kramer ha annunciato in
prospettiva l'organizzazione stabile di una Summer School
dedicata a questi temi, a Udine. "Quando auspicabilmente - ha
detto - la guerra in Europa sarà conclusa e potremo proporci di
esplorare le problematiche durature che toccano le relazioni
internazionali fra Paesi del mondo, incluse le guerre".
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