Nel 2023 oltre il 65% dei
cittadini sloveni è a favore del nucleare, degli investimenti
necessari per costruire il secondo grande reattore nella
centrale di Krško e avviare, nel frattempo, studi per la
successiva realizzazione dei cosiddetti Small modular reactors,
meno potenti ma più facilmente collocabili sul territorio, meno
onerosi e di più rapida realizzazione. E' quanto emerso stamani
durante il convegno di Gorizia organizzato da Confindustria Alto
Adriatico e Unione regionale economica slovena Sdzg-Ures.
Una policy apprezzata da Michelangelo Agrusti, presidente di
Confindustria Alto Adriatico, secondo cui "il nucleare di cui
disponiamo oggi è straordinariamente sicuro, non occorre
attendere la ventisettesima generazione per sentirsi al riparo.
In Italia si fa, però, ancora molta fatica a invertire un
sentimento ostile, viviamo nell'unico Paese al mondo che ha
promosso, all'indomani di catastrofi che non ci riguardavano,
inseguendo un sentimento di paura, due referendum. E siamo in
forte ritardo".
Agrusti ha aggiunto che la scelta di implementare Krško, che
anche in Fvg ha creato dei timori, è intelligente. "Proposi alla
Regione di stabilire una interlocuzione con la Slovenia per
verificare se fosse possibile una compartecipazione di qualche
tipo nell'ampliamento; in una logica di partenariato, di
vicinanza operativa - ha concluso - sarebbe stata un'operazione
dalla quale avremmo potuto tutti beneficiare. Ora associazioni
del sistema Confindustriale, come Federacciai, si sono attivate
oltre confine per poter disporre di energia a minor costo.
Queste sono le collaborazioni vere che andrebbero attivate".
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