di Valeria Pace
Con il climate change cresce anche
in Occidente il rischio di malattie tropicali come la dengue, in
particolare per Italia, Slovenia e Albania, Paesi dove c'è la
popolazione di zanzare tigre più abbondante, endemica in queste
zone già dagli anni '90. E' uno degli aspetti messi in luce
dalla sezione dedicata alla salute dell'European Climate Risk
Assessment (Eucra), il primo rapporto stilato da un'agenzia
dell'Unione europea sui rischi legati ai cambiamenti climatici,
pubblicato lunedì scorso dall'Agenzia europea dell'ambiente
(Aea).
Come ha spiegato all'ANSA Cyril Caminade, ricercatore della
sezione di Scienze della Terra del Centro internazionale di
fisica teorica "Abdus Salam" di Trieste (Ictp), uno degli autori
del report che si è occupato in particolare dei crescenti rischi
posti da malattie infettive un tempo circoscritte esclusivamente
alle zone tropicali che si diffondono grazie alle zanzare: "In
Italia, Slovenia e Albania vive la popolazione di zanzare tigre
più abbondante, endemica in queste zone già dagli anni '90",
conferma il ricercatore.
Quella della diffusione della dengue è già diventata un vero
problema sanitario nei Paesi del Centro e Sud America, come
Perù, Argentina, Guatemala e Brasile, che hanno decretato lo
stato d'allerta o di emergenza per epidemie tra febbraio e marzo
2024 (in Italia ci sono stati già 48 casi di dengue quest'anno).
Ma attenzione ancora più alta andrà posta guardando al futuro a
causa del cambiamento climatico.
Gli studi di Caminade e dei suoi collaboratori mostrano che
in Europa meridionale le temperature sono già tali da permettere
alle zanzare tigre di trasmettere malattie come la dengue e la
chikungunya. "In Italia, Slovenia e Albania le zanzare tigre non
se ne andranno - ha sottolineato Caminade - La loro attività
stagionale con il riscaldamento globale diventa più lunga e la
popolazione stessa è in crescita. Questi fattori, combinati con
il fatto che ci sono molte persone che viaggiano in zone
tropicali, porta a un aumento della diffusione di dengue e
chikungunya", ha spiegato.
Sebbene "il rischio più alto per la salute umana posto dal
cambiamento climatico" sia in realtà "il caldo estremo nelle
ondate di calore", "bisogna tenere alta l'attenzione sulle
malattie infettive tropicali", visto il rapido e "preoccupante"
aumento dell'incidenza di queste patologie: "Negli ultimi 10
anni si è passati da soli 10 casi l'anno a centinaia, e ormai si
contano anche casi autoctoni", ha specificato Caminade. Secondo
il ministero della Salute, nel 2023 in Italia ci sono stati 362
casi di dengue di cui 84 autoctoni.
"La cosa più importante per mitigare il rischio di una di
queste affezioni, la febbre dengue - che nell'80% dei casi è
asintomatica ma può essere mortale in caso di reinfezione con
un'altra variante - è mantenere una sorveglianza sanitaria di
salute pubblica e soprattutto che la popolazione abbia un
livello alto di consapevolezza rispetto ai rischi e alle buone
pratiche. Inoltre, bisogna continuare con i controlli delle
popolazioni di zanzare, come per esempio le disinfestazioni", ha
concluso Caminade.
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