(ANSA) - ROMA, 04 MAR - Si è concluso oggi a Roma,
all'Università Roma Tre, il Forum internazionale sulle
Religioni, promosso tra gli altri da Icsor (International Center
for the Sociology of Religion). Oltre 50 gli studiosi,
provenienti da ogni parte del mondo, che per quattro giorni si
sono confrontati sulle principali religioni mondiali (dal
cristianesimo all'islam, dall'ebraismo all'ortodossia, e poi
scintoismo, confucianesimo, taoismo, induismo, buddismo,
sikhismo), ma anche sulla nuova spiritualità, le inedite
frontiere della religione digitale, l'ateismo. E nonostante
proprio quest'ultimo sembri in crescita, rimane alto il numero
dei credenti (cristianesimo 2,38 miliardi; islam 1,91 miliardi;
induismo 1,16 miliardi; buddismo 507 milioni; religioni popolari
430 milioni; scintoismo 113 milioni; altre religioni 61 milioni;
sikhismo 28,5 milioni; ebraismo 14,8 milioni; taoismo 12
milioni; confucianesimo 7 milioni; non affiliati 1,19 miliardi),
mentre si affermano nuove modalità nella pratica religiosa e
nuovi paradigmi, anche a motivo della pandemia da Covid-19, ed
emerge il ruolo del dialogo che le religioni possono ricoprire,
soprattutto in tempo di guerra.
Secondo Giuseppe Giordan, docente di Sociologia
all'Università di Padova, "la dimensione religiosa e quella
spirituale non devono essere considerate come antitetiche ma, al
contrario, presentano molte sfaccettature sovrapposte".
Tuttavia, "la comparsa e l'emergere del concetto di
'spiritualità' è il segnale di un cambiamento culturale più
ampio che ha ridefinito il modo in cui i nostri contemporanei si
rapportano al trascendente". Ad essere oggi in discussione è,
secondo Giordan, "il modo tradizionale di intendere il rapporto
con il sacro e il trascendente", mentre la sfida da raccogliere
è comprendere "cosa può dire di più il termine 'spiritualità'
rispetto al termine 'religione'".
Massimo Leone, direttore del Centro di Studi Religiosi della
Fondazione Bruno Kessler di Trento, ha evidenziato come "la
pandemia da Covid-19 ha portato alla transizione di molte
attività religiose al digitale, ma la fine della pandemia non ha
portato alla transizione opposta". Il progresso delle tecnologie
digitali da un lato, dall'altro l'impulso dato alla
digitalizzazione e alla virtualizzazione delle relazioni umane,
hanno provocato una "accentuazione del ruolo della comunicazione
online nella vita religiosa e spirituale degli individui".
Secondo Lois Lee, dell'Università del Kent, occorre ampliare
lo sguardo dall'ateismo alle "visioni del mondo non religiose".
La studiosa ha invitato a "esaminare l'emergere di nuove culture
esistenziali come le spiritualità e gli umanesimi alternativi e
la loro trasmissione tra le generazioni". Forse la questione non
è tanto quella di "un'offerta religiosa che non riesce a
soddisfare la domanda", quanto piuttosto di una domanda che
viene "soddisfatta da nuovi elementi". Probabilmente, ritiene
Lee, i due binari "religione" e "laicità" non saranno più
sufficienti per la comprensione della realtà.
Il Forum ha portato alla firma di una Dichiarazione finale,
che esorta ad approfondire il percorso di indagine nell'ambito
della sociologia delle religioni, abbracciando diverse
metodologie e tematiche. (ANSA).