(ANSA) - CITTÀ DEL VATICANO, 05 MAR - Rileggere la vita, il
pensiero e l'eredità di Benedetto XVI partendo dalla fine "con
il passo del gambero": è quello che fa Mimmo Muolo, vaticanista
di Avvenire, nel libro "Il Papa del coraggio e della fede"
(edizioni Ancora).
Il ritratto è quello di "un pastore umile, nonostante la sua
grandezza intellettuale, e puro di cuore, che era tutto il
contrario rispetto alla nomea di 'panzerkardinal' e di 'Papa
conservatore' appicicatagli addosso da certa stampa", sottolinea
lo stesso autore.
Innanzitutto, oltre ad essere stato il Papa della fede e il
Papa della ragione, Joseph Ratzinger è stato un
"evangelizzatore" che ha in questo senso incarnato, e non negato
come alcuni hanno pur scritto, il Concilio Vaticano II. Ed è
soprattutto il Papa che ha impresso la svolta nella lotta agli
abusi che poi è stata portata avanti e viene tuttora
implementata da Papa Francesco.
Sono tanti i campi in cui Benedetto ha spinto la Chiesa in
avanti, dal dialogo con le altre fedi alla capacità di non
contrappore la fede alla ragione e alla scienza. E' rimasto
invece problematico tutto il capitolo delle riforme interne: "E'
indubbio che tra i nodi irrisolti del pontificato - evidenzia
Muolo - vi sia soprattutto il rapporto con la Curia". E se Papa
Francesco ha posto la riforma tra le priorità del suo
pontificato, "Ratzinger, invece, è rimasto in mezzo al guado.
Conosceva i difetti della Curia per esperienza personale,
probabilmente non se ne fidava fino in fondo, ma non è riuscito
a riformarla". Nel libro viene esaminato poi tutto il periodo di
Ratzinger come Papa emerito che, forse contro ogni aspettativa,
di fatto è durato di più del suo pontificato.
L'autore, che con questo libro ha aggiornato la sua
precedente pubblicazione su Ratzinger, uscita in occasione dei
90 anni del Papa emerito, conclude definendo Benedetto XVI come
"la bestia da soma di Dio", capace di portare "il suo carico in
silenzio, con mitezza". Una immagine che non vuole essere
irriverente ma che è presa dalle sacre Scritture e che Ratzinger
stesso aveva usato per autodefinirsi. Tutto è legato allo stemma
episcopale nel quale aveva scelto di raffigurare l'orso di San
Corbiniano: secondo la tradizione questo orso in un agguato
aveva sbranato il cavallo del santo ma poi Corbiniano non solo
riuscì ad ammansirlo ma anche a farsi portare da questo i suoi
bagagli. "Di Corbiniano si racconta - spiegava l'allora
cardinale Ratzinger - che a Roma restituì la libertà all'orso.
Se questo se ne sia andato in Abruzzo o abbia fatto ritorno
sulle Alpi, alla leggenda non interessa. Intanto io ho portato
il mio bagaglio a Roma e ormai da diversi anni cammino con il
mio carico per le strade della città eterna. Quando sarò
lasciato libero, non lo so, ma so che anche per me vale: 'sono
diventato la tua bestia da soma, e prorio così io sono vicino a
te'". (ANSA).