(di Manuela Tulli)
(ANSA) - CITTÀ DEL VATICANO, 18 MAR - "Quel naufragio non
doveva avvenire, e bisogna fare tutto il possibile perché non si
ripeta". Il Papa torna a parlare di Cutro e chiede di porre fine
alle tragedie del mare. Lo fa davanti a settemila persone, che
hanno vissuto l'esperienza dei corridoi umanitari, grazie alla
Comunità di Sant'Egidio, alla Chiesa evangelica e alla Caritas.
Rifugiati arrivati in legalità e famiglie che accolgono.
Francesco ringrazia queste realtà ma plaude anche "all'impegno
del governo italiano e dei governi che vi hanno ricevuto,
tanti".
Intanto sale ad 87 il numero delle vittime del naufragio del
caicco carico di migranti avvenuto domenica 26 febbraio a
Steccato di Cutro. A quasi tre settimane dalla tragedia,
stamattina è stato recuperato il corpo di un uomo di circa 40
anni. Il cadavere è stato avvistato da alcuni pescatori. Il
recupero è stato effettuato dai sommozzatori della Capitaneria
di porto di Crotone. Sono invece 233 i migranti sbarcati durante
la notte a Lampedusa dopo che una motovedetta della Guardia
costiera ha intercettato un barcone di 15 metri a 30 miglia
dalla costa. Le persone soccorse, si aggiungo ad altre 113 prese
a bordo dalla nave Dattilo durante la navigazione verso l'isola
delle Pelagie (in tutto 346 migranti). Ieri sera a Lampedusa si
era registrato uno sbarco di 37 tunisini, mentre 112 sono stati
trasferiti dall'isola con il traghetto per Porto Empedocle.
Nell'hotspot restano al momento 305 ospiti.
Loro ce l'hanno dunque fatta ma "il Mediterraneo è diventato
un cimitero, è duro", commenta il Papa secondo il quale "una
migrazione sicura, ordinata, regolare e sostenibile è
nell'interesse di tutti i Paesi. Se non si aiuta a riconoscere
questo, il rischio è che la paura spenga il futuro e giustifichi
le barriere su cui si infrangono vite umane". Francesco torna
poi a definire "terribile" la situazione dei "lager in Libia".
Tornando all'esperienza dei corridoi umanitari, sono 6080 i
migranti arrivati in Europa, dal 2016 ad oggi, grazie a questi
progetti portati avanti insieme dalle diverse Chiese cristiane.
Lo ha detto Daniela Pompei, della Comunità di Sant'Egidio,
presentando l'esperienza al Papa. I rifugiati dei corridoi
umanitari in questi anni sono arrivati soprattutto in Italia, ma
poi in Francia, in Belgio e un limitato numero nel principato di
Andorra e a San Marino. "Una piccola luce di fronte al muro
dell'impossibilità e dell'idea che non si possa fare niente", ha
sottolineato l'esponente di Sant'Egidio. Libano, Etiopia, Libia,
Pakistan, Iran, Niger, Grecia e Cipro e in modo diverso
l'Ucraina, sono gli avamposti degli otto corridoi umanitari da
dove inizia la via sicura per arrivare in Europa. Sono arrivati
cittadini afgani, siriani, eritrei, congolesi, nigeriani,
camerunesi, sudanesi, somali, yemeniti, irakeni, palestinesi,
guineani, togolesi e da ultimo gli ucraini, soprattutto donne e
bambini.
Da Meskerem, arrivata dall'Eritrea, ad Anna di Aleppo, il
Papa ha ascoltato le dure storie di chi ha subito ogni sorta di
sofferenza, e in alcuni casi anche violenza, per provare a
cercare una vita migliore. Finché non è arrivata la scialuppa
dei corridoi umanitari. E oggi quelle sofferenze sono alle
spalle, si studia, si cerca un lavoro, nascono bambini, si
guarda al futuro con occhi diversi. (ANSA).