(ANSA) - CITTÀ DEL VATICANO, 20 MAR - Nella causa civile
intentata contro la Santa Sede dall'ex revisore generale Libero
Milone e dall'ex aggiunto Ferruccio Panicco, con una "sentenza
interlocutoria" depositata il 9 marzo il Tribunale vaticano
presieduta da Giuseppe Pignatone ha rigettato tutte le eccezioni
di nullità, improcedibilità e inammissibilità, incompetenza
assoluta e relativa avanzate dalle difese della Segreteria di
Stato e dell'Ufficio del Revisore generale. La causa quindi va
avanti e la nuova udienza è stata fissata per il prossimo 10
maggio alle 16. Per l'ingiusto allontanamento, Milone e Panicco
chiedono complessivamente danni per 9,3 milioni di euro.
Le eccezioni di nullità e improcedibilità erano state
presentate nella prima udienza lo scorso 25 gennaio. Le difese
della Segreteria di Stato e dell'Ufficio del revisore generale
avevano chiesto l'improcedibilità della causa, sostenendo che i
due avrebbero dovuto fare dapprima ricorso all'Ulsa (Ufficio del
Lavoro della Sede Apostolica), appellandosi poi alla nullità
dell'atto di citazione e soprattutto alla prescrizione, essendo
trascorsi più di cinque anni dai fatti. Era stato rilevato anche
che la memoria depositata da Milone e Panicco il 18 gennaio per
contestare le eccezioni delle difese, conteneva documenti non
presenti nell'archivio del revisore generale, quindi ritenuti
"sottratti".
Anche il Pg Alessandro Diddi - che figura nella causa civile
visto l'"interesse pubblico" del procedimento - aveva fatto
proprio il principio dell'improcedibilità per prescrizione. Con
la sua "sentenza interlocutoria" di 14 pagine, però il Tribunale
ha respinto tutte le eccezioni disponendo il prosieguo della
causa - che è ancora nella fase dell'udienza preliminare - e
mantenendo intatte quelle che sono le richieste dei ricorrenti
Milone e Panicco, che furono costretti alle dimissioni dal loro
incarico rispettivamente il 19 e 20 giugno del 2017.
I due, contestando alla radice le ragioni del loro
allontanamento (aver fatto 'spiare' autorità di governo
vaticane), hanno chiesto in totale alla Santa Sede 9.278.00 euro
di danni, di cui 3,5 milioni per il peggioramento a livello
oncologico di Panicco per lo smarrimento della sua
documentazione medica a seguito della perquisizione del suo
ufficio in Vaticano da parte della Gendarmeria. La richiesta di
danni è rivolta contro la Segreteria di Stato, nella persona del
cardinale Pietro Parolin, e dello stesso Ufficio del Revisore
generale, nella persona dell'ex aggiunto poi promosso al posto
di Milone, Alessandro Cassinis Righini.
Intanto, il difensore di Milone, Romano Vaccarella, che
dapprima non era stato autorizzato a patrocinare il suo
assistito in Vaticano, ha ottenuto il relativo consenso e potrà
seguire in aula il prosieguo della causa. (ANSA).