(di Manuela Tulli)
(ANSA) - VICENZA, 15 FEB - Suor Maria Josefina, catanese, 47
anni, è ingegnere. Un ingegnere vero e non solo per la laurea
sudata anni fa. Seguiva alcuni lavori pubblici, "quello che
avevo desiderato da una vita", ed era in una società che
operava nel settore del consolidamento roccioso, quando è
arrivata la vocazione. A 27 anni la laurea, a 32 l'ingresso in
convento. "Mio padre mi disse: 'ma il Signore non poteva
pensarci prima? tutti questi studi...' E infatti anch'io avevo
pensato di tagliare con il passato. Stavo anche lasciando la
tessera dell'ordine. E invece tutto è tornato". Oggi suor Maria
Josefina Saladdino progetta chiese e ambienti liturgici. Con un
team, tutto di suore, stanno lavorando alla realizzazione della
chiesa dei Santi Angeli Custodi a Francavilla al Mare (Chieti).
In questi giorni è a Koinè, la fiera di Vicenza dedicata alla
filiera religiosa organizzata da Italian Exhibition Group.
"Elemento fondamentale del progetto è la preghiera e per
questo diciamo che nel team ci sono tutte le nostre consorelle
perché senza la preghiera non si può realizzare nulla". La
chiesa di Francavilla dovrebbe essere pronta in un paio d'anni.
"Abbiamo avuto dei problemi con il ferro e altre materie prime
perché la guerra ha aumentato i costi e ritardato le consegne"
ma il cantiere ora sta andando avanti.
Suor Maria Josefina è nata in Venezuela "ma perché allora i
miei genitori lavoravano là, noi siamo a tutti gli effetti
siciliani, non si sente dall'accento?", chiede facendo una bella
risata. Il team che sta realizzando la chiesa in Abruzzo vede,
oltre lei che è ingegnere, una suora architetto, suor Mariella
Mascitelli, una religiosa artista mosaicista, suor Agar Loche, e
una esperta di liturgia, suor Emmanuela Viviano. Sono
dell'ordine delle Pie Discepole del Divin Maestro, un ramo dei
Paolini. A Roma sono in una zona non facile, quella del Trullo,
dove c'è un laboratorio di ceramica. "Ma non è un luogo dove si
producono solo oggetti, è innanzitutto un luogo di preghiera".
Si occupano di tutto ciò che attiene la liturgia, anche della
musica, dei paramenti, dei fiori. "C'è un significato liturgico
anche per i fiori. Per esempio non si devono mai mettere
sull'altare e i colori devono essere scelti con cura. L'addobbo,
come noi diciamo, deve essere sobrio, nobile e dignitoso", dice
suor Josefina. Infatti alla fiera di Vicenza i loro incontri
sugli addobbi floreali sono i più seguiti.
L'altro fronte sul quale lavorano e fanno progetti queste
religiose è quello dell'innovazione nei paramenti liturgici:
"Puntiamo a tessuti naturali e a togliere tutto ciò che è
sintetico. Il tessuto del futuro per i paramenti ecclesiastici è
il cupro", un misto tra il cotone e la seta vegetale, tutto
all'insegna della cura della casa comune di cui parla Papa
Francesco nella Laudato si'. (ANSA).