(di Manuela Tulli)
(ANSA) - ROMA, 23 MAR - Non si può applicare solo una
politica di respingimenti ma piuttosto occorre ampliare
l'ingresso di immigrati regolari. La Conferenza episcopale
italiana torna sulla tragedia di Cutro e sottolinea che "è una
ferita aperta che mostra la debolezza delle risposte messe in
atto. Il limitarsi a chiudere, controllare e respingere non solo
non offre soluzioni di ampio respiro, ma contribuisce ad
alimentare irregolarità e illegalità". "Servono invece politiche
lungimiranti, nazionali ed europee, capaci di governare i flussi
d'ingresso tramite canali legali, cioè vie sicure che evitino i
pericoli dei viaggi in mare, sottraggano quanti sono costretti a
lasciare la propria terra a causa di fame e violenza alla
vergogna dei centri di detenzione e diano prospettive reali per
un futuro migliore", dicono i vescovi al termine del Consiglio
episcopale permanente.
Il segretario generale, monsignor Giuseppe Baturi, dice che
"il tema vero è quello innanzitutto di tutelare le vite delle
persone, soccorrerle, e poi verificare una integrazione che è
possibile e che è un vantaggio per tutti". Poi offre la
collaborazione della Chiesa italiana: "Con i corridoi umanitari
o con altri strumenti è possibile un confronto, e noi siamo
disponibili per la nostra esperienza pluridecennale, per
allargare gli spazi dei canali legali che possono mettere in
salvaguardia le vite e togliere ossigeno malato ad
organizzazioni malavitose".
Intanto nella cittadina calabrese è stata recuperata un'altra
vittima: salgono così ad 89 i morti accertati del naufragio del
barcone carico di migranti avvenuto il 26 febbraio. L'ultimo
corpo ritrovato in mare è quello di una donna di circa 30 anni.
Al momento, quindi, secondo i dati forniti dall'Ufficio
immigrazione della Questura di Crotone, i dispersi del naufragio
sarebbero 11, sei quali minori.
Le persone disperate comunque continuano a partire. "Noi
diciamo che la libertà di andare deve essere connessa alla
liberta di restare ma se ci sono condizioni di vita dignitosa.
Sono appena stato in Siria e sono testimone che lì non si è
liberi di restare", ha detto il vescovo Baturi. E infatti
continuano gli sbarchi. Quarantadue migranti, originari di Costa
d'Avorio, Guinea, Yemen, Burkina Faso e Camerun, sono sbarcati a
Lampedusa dopo che il barchino di 6 metri sul quale viaggiavano
è stato soccorso dalla Guardia Costiera. Nel gruppo, partito da
Sfax in Tunisia, anche 14 donne e 1 minore. Grazie alle
favorevoli condizioni meteo marine, sono ripresi gli sbarchi di
migranti anche sulle coste del sud Sardegna. Questa mattina una
motovedetta della Guardia costiera ha intercettato un barchino
con 15 persone a bordo - 12 uomini, 2 donne e un minore - vicino
alle coste dell'isola di Sant'Antioco.
La Guardia costiera tunisina ha invece fatto sapere di aver
bloccato da ieri 30 tentativi di migrazione irregolare a partire
dalle coste di Sfax e Chebba, soccorrendo 2.034 persone a bordo
di imbarcazioni in difficoltà. Le unità di soccorso hanno
rinvenuto anche i cadaveri di 7 persone (2 adulti, 4 bambini e
un neonato) di vari Paesi dell'Africa subsahariana dopo il
naufragio segnalato ieri sera. (ANSA).