(ANSA) - ROMA, 10 MAG - "Il mondo è pieno di solitudine. Non
siamo mai stati così interconnessi, eppure non siamo mai stati
così soli, e questo perché le reti in cui siamo immersi sono in
realtà deboli e individualizzate. Tutti i giorni sperimentiamo
con fatica la crisi delle relazioni familiari, le difficoltà a
rapportarci con gli altri, la solitudine fisica indotta della
realtà virtuale e quella più feroce generata dai social media.
Ma noi possiamo e dobbiamo essere la famiglia per le persone
sole. La nostra sfida può e deve essere quella di trasformare il
deserto della solitudine, delle paure, in una foresta di
relazioni". Lo dice il cardinale Matteo Zuppi, arcivescovo di
Bologna e presidente della Cei, nel libro con Walter Veltroni
"Non arrendiamoci" (Rizzoli), a cura di Edoardo Camurri.
Un dialogo a due voci sul senso della speranza in questi
tempi e per "non rassegnarsi alla tirannia dell'io". Un viaggio,
questo confronto tra due leader della vita politica sociale
dell'Italia, alla riscoperta di una solidarietà troppo spesso
soffocata da "una celebrazione continua dell'egoismo".
Per perseguire questi obiettivi non ci può essere una misura
prestabilita. Lo dice Walter Veltroni: "Occorre radicalità delle
intenzioni e realismo dell'attuazione, perché l'utopia di un
mondo senza prigioni si sposa con l'utopia di un mondo senza
mafia; e per combattere la mafia probabilmente abbiamo ancora
bisogno del 41bis. Almeno, questo ci dicono tutti quelli che se
ne occupano, e la storia mi sembra che lo confermi. Lo stesso
vale per la pace. L'utopia della pace si deve sostanziare
attraverso ciascun passo progressivo e necessario. In fondo,
tutte le conquiste alle quali abbiamo accennato sono state
costruite percorrendo millimetro per millimetro la strada,
onorando ogni piccolo spazio che si apriva".
L'invito, da parte di tutti e due, è sostanzialmente quello
di non lasciarsi intrappolare dalle paure e "non arrendersi
all'indifferenza e al fatalismo". In questo momento in cui il
mondo rischia la catastrofe ambientale, climatica, ed
addirittura nucleare, occorre battersi per orinetare il futuro
nella direzione del "bene dell'umanità". (ANSA).