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Oltretevere

"Vado al monastero", quell'omaggio silenzioso a Ratzinger

Il Vaticano apre le porte per il saluto 'privato' a Benedetto

di Manuela Tulli CITTÀ DEL VATICANO

   (ANSA) - CITTÀ DEL VATICANO, 01 GEN - "Vado al monastero". Non serve altro per 'salutare' Benedetto XVI. Oggi il Vaticano ha aperto le porte a chi voleva andare al Mater Ecclesiae per un momento di preghiera più intima. Domani la salma di Joseph Ratzinger sarà esposta nella basilica vaticana per tutti i fedeli che lo vorranno. E' un pellegrinaggio silenzioso quello che porta in cima ai giardini vaticani dove aveva scelto di ritirarsi Benedetto XVI. Piccoli gruppi che vanno alla spicciolata: i cardinali che sono a Roma ma anche suore, seminaristi, famigliole. Qualcuno torna con un fazzoletto stropicciato in mano e gli occhi lucidi.
    Al cancello del 'petriano' le guardie svizzere fermano con gentilezza. "Vado al monastero a salutare Papa Benedetto", diciamo senza mostrare accrediti o lasciapassare di altro tipo.
    "Certo - rispondono - passi solo la borsa ai controlli". Non c'è bisogno d'altro, neanche conoscere la strada. E' proprio un evento eccezionale in una cittadina dove gli ingressi sono sempre rigorosamente controllati e dove, per accedere, bisogna comparire in liste in mano alla sicurezza verificate a più livelli. Sembra che sia stato Papa Francesco in persona a far aprire le porte del Vaticano come forse mai era accaduto.
    In realtà il passaparola che si può andare da Benedetto gira tra chi il Vaticano lo conosce bene: i dipendenti della Santa Sede, i religiosi che vivono in Curia e anche qualche giornalista. "Più avanti ci sono i colleghi della gendarmeria, può chiedere a loro la strada più breve", dicono gli 'svizzeri', come sono chiamati tra le mura dello Stato più piccolo del mondo.
    Il sole illumina i bellissimi giardini vaticani e non sembra neanche un pomeriggio di gennaio. Si supera Santa Marta, la 'casa' di Papa Francesco, la pompa di benzina, poi si sale su per le scale, e quindi per i viali che portano al "monastero".
    Basta seguire i frati che già hanno i rosari in mano, fino al cancello il cui ingresso pedonale è aperto. C'è un gendarme sull'uscio ma per una vigilanza discreta. Quindi la manciata di scalini che portano alla piccola cappella.
    Papa Benedetto è adagiato su un catafalco, ad illuminarlo la luce che arriva dalle vetrate colorate. E' vestito con paramenti liturgici rossi, la mitra del vescovo, il rosario e una croce tra le mani. Ai piedi un paio di scarpe nere, non quelle rosse che usava quando era il Pontefice regnante ma neanche i comodi sandali, di gusto prettamente tedesco, che aveva adottato nella 'tenuta' da Papa emerito. La camera ardente è allestita in mezzo alle decorazioni natalizie, albero, presepe e vasi con le rosse stelle di Natale. Il volto è quello consumato di un uomo di 95 anni, la cui salute già da tempo aveva mostrato tutta la sua fragilità.
    Nella cappella si prega, in ginocchio o in piedi, e tutti in un silenzio rispettoso. C'è anche la famigliola che ha portato i bambini, attenti e composti, partecipi come gli adulti a questo misterioso momento del commiato, sempre difficile da capire fino in fondo, anche in questo luogo dove la fede la si può dare per scontata. Qui oggi non si saluta un ex Papa ma piuttosto un 'nonno' che non ha mai perso un sorriso gentile per le persone a lui più vicine. Ci sono i gendarmi o semplici lavoratori vaticani, suore tedesche o vescovi. E' un via vai ordinato, composto; qualcuno lascia un mazzo di fiori in cima alle scale che portano alla cappellina, per lo più gialli e bianchi, come i colori della bandiera vaticana. Uscendo c'è chi si ferma davanti al presepe ocra stilizzato, sembra di terracotta. Tutto all'insegna della semplicità, come questo momento di saluto privato, e come era un po' tutto in questo monastero per volere di Benedetto. (ANSA).
   

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