Dal vicepremier Antonio Tajani al commissario Ue Paolo Gentiloni, la politica lancia l'allarme sui rischi della disinformazione, rischi anche per la democrazia.
L'occasione è stata la conferenza che ha aperto a Venezia la quinta edizione del Soft power club, l'associazione internazionale fondata da Francesco Rutelli: tra gli incontri, quello dedicato al "Potere della persuasione oggi, tra comunicazione, propaganda e disinformazione ostile".
Gentiloni, intervenuto con un videomessaggio, ha posto l'accento sui social media come veicolo di notizie false. Il loro sviluppo, ha sottolineato, "ha prodotto l'incapacità di mettersi d'accordo persino sui fatti di base". I social per l'ex premier "sono troppo spesso sfruttati da attori intenzionati a seminare discordia nelle nostre società" e "rischiano in definitiva di minare le nostre democrazie". E dire che "nelle speranze di molti - ha proseguito - l'ascesa dei social media avrebbe dovuto democratizzare l'accesso alle informazioni e fornire un nuovo mercato digitale delle idee. Oggi vediamo fin troppo chiaramente che questa visione era a dir poco ingenua".
Quindi Gentiloni ha invitato a tenere alta la guardia anche sul fronte dell'intelligenza artificiale i cui progressi, ha ricordato, "ci permettono di disporre di video deepfake indistinguibili dalla realtà. E questi progressi sono troppo spesso sfruttati da attori malintenzionati".
Antonio Tajani ha definito "prioritario" il contrasto alla disinformazione, soprattutto in virtù del sempre più complesso quadro internazionale. Il leader di Forza Italia ha ricordato di aver dato piena centralità al tema già nel corso della riunione dei ministri degli Esteri del G7 a Capri e annunciato di aver sottoscritto insieme al segretario di Stato Antony Blinken "un importante protocollo di collaborazione con gli Stati Uniti per contrastare la disinformazione e le fake news".
"Se vince la disinformazione non c'è democrazia", ha invece dichiarato il presidente dell'associazione internazionale Soft power club Francesco Rutelli. "Serve una comunicazione trasparente, tollerante e va combattuta la comunicazione ostile", ha poi aggiunto. Prima aveva presentato i lavori del ciclo di incontri che durerà fino a domani: "Il soft power non è mai stato autosufficiente. Tuttora, però, è in grado di influenzare decisioni e comportamenti degli Stati e delle grandi comunità umane". Domani sono previsti altri due incontri, uno sulla crisi climatica e l'altro sul rapporto tra l'Italia e industria culturale. Attesi i ministri Gilberto Pichetto e Adolfo Urso.
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