"Torino è stata per me il ritorno
in patria, nell'ottica di una città che ha una cifra diversa, la
compostezza sabauda, di cui ha bisogno il Paese. La politica
urlata, le polarizzazioni non stanno bene con me. Si possono
avere idee diverse e non essere d'accordo, anzi si deve, il
dialogo è il sale della vita e della ricerca scientifica, e il
museo deve essere uno spazio sicuro, in cui ci possa essere un
dialogo e dire non sono d'accordo. Torino mi ha insegnato una
terza via, che spero il Paese sappia cogliere". Con queste
parole, e assicurando che il suo sogno è quello di "rimanere al
museo Egizio fino alla pensione", il direttore Christian Greco
ha accolto il riconoscimento del Sigillo civico che gli è stato
consegnato oggi dalla Città di Torino.
"Oggi raccolgo una sfida - dice -, perché avere questo
riconoscimento è un impegno per il futuro, sempre più a servizio
della città e del museo, perché essere direttore dell'Egizio è
un lavoro politico nel senso di mettersi a servizio della
polis". Il "lavoro ideale - aggiunge -. Per un egittologo poter
lavorare in questo museo è il sogno di una vita", ribadisce,
confidando anche un altro "sogno nel cassetto", quello di
"riuscire a studiare un po' e spero che in un prossimo futuro
possa esserci un periodo per studiare, che non significa
sottrarsi al lavoro, ma trovare nuove energie, spunti, modalità
di approfondimento per esser ancora di più al servizio del
museo".
Greco ricorda infine l'appuntamento per il bicentenario
dell'Egizio, con l'inizio delle celebrazioni il 20 novembre con
il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.
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