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Filiera automotive, 12% delle aziende pensa di lasciare settore

Filiera automotive, 12% delle aziende pensa di lasciare settore

'Il 2024 anno arretramento, indicatori economici in calo'

TORINO, 30 ottobre 2024, 11:59

Redazione ANSA

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Le imprese della componentistica auto sono pessimiste, il 12% valuta addirittura l'uscita dal settore. Emerge dall'Osservatorio sulla componentistica automotive italiana dell'Anfia e della Camera di Commercio di Torino.
    Il 2024 viene considerato come "anno di arretramento per tutti i vari indicatori economici", a partire dal fatturato che vede appena il 23% degli operatori dichiarare una crescita e il 55% una diminuzione, con un saldo del -32%. La maggiore debolezza viene avvertita soprattutto per gli ordinativi interni (previsioni di contrazione per il 57% delle imprese e saldo tra attese di aumento e riduzione del -40%), ma anche sui mercati esteri (riduzione degli ordinativi esteri per il 50% degli operatori e saldo del -30%).
    Per un'impresa su tre è prevista una contrazione dell'occupazione, ma il quadro negativo si evidenzia anche per gli investimenti fissi lordi, per i quali il saldo tra prospettive di crescita e di decremento risulta pari al -19%.
    Attese sfavorevoli riguardano tutte le categorie di operatori, tranne il cluster degli specialisti dell'aftermarket. Il quadro in Piemonte in termini prospettici si mostra ancora più negativo per tutti gli indicatori: in particolare per gli ordinativi interni ed esteri e per il fatturato. I piani di sviluppo delle imprese appaiono in larga misura influenzati dall'instabilità del quadro economico europeo (l'87% gli attribuisce una rilevanza almeno media) e dalle strategie delle case automobilistiche europee (l'82%, ma di alta rilevanza per il 55%).
    "Il dato preoccupante è quel 12% di aziende che ritiene possibile uscire dal settore automotive, si stanno creando altre opportunità come aerospazio, medicale, macchine movimento terra e nautica. Si perde storia, cultura, competenze, tecnologie che sono nate in Piemonte" spiega Nicola Scarlatelli, vicepresidente della Camera di Commercio di Torino
   

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