I dazi annunciati dal presidente
degli Stati Uniti Donald Trump rischiano di vanificare gli
investimenti fatti per crescere l'export in un mercato di grande
interesse quale è quello americano. E' una delle preoccupazioni
che agitano il mondo del vino in questo inizio 2025 già
contrassegnato dalla contrazione dei consumi in Italia per
effetto delle sanzioni inasprite dal nuovo Codice della strada.
Ne parla all'ANSA Gianfranco Toso, amministratore delegato
dell'omonima azienda di Cossano Belbo (Cuneo), da 110 anni
sempre gestita dalla stessa famiglia e che produce circa 30
milioni di bottiglie all'anno, di cui il 65% destinate
all'export. "Bisogna capire quale sarà l'entità dei dazi -
premette Toso - ma sicuramente avere un'ulteriore tassazione
aggraverà una situazione di sofferenza nel mondo del vino,
specialmente tra i rossi, per una serie di motivi, da quelli
climatici - un 2024 con troppe piogge dopo due anni di siccità -
all'aumento del prezzo del vetro e del cartone e dei costi di
produzione in generale. Dal 2019 a oggi l'aumento dei costi
sostenuti dai produttori è stato del 50-60%. E ora la
prospettiva dei dazi spaventa - prosegue Gianfranco Toso - le
aziende possono fare ben poco, se non sul fronte e della
comunicazione e del marketing. Ci auguriamo che la grande
distribuzione faccia la sua parte, dovremo concordare con
importatori e distributori per tamponare l'effetto dei dazi".
La Toso ha vissuto ripercussioni importanti negli anni
passati soprattutto per il conflitto Russia-Ucraina. Su 30
milioni di bottiglie prodotte, Toso ne esportava circa 1 milione
in Russia e 5 milioni in Ucraina: l'export nell'Europa dell'Est
(Russia, Ucraina e Paesi limitrofi) valeva il 20% del totale
delle esportazioni.
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