Alla vigilia dell'8 marzo, la
Fondazione studi consulenti del lavoro del lavoro ha effettuato
un'elaborazione su dati Inps, segnalando come, "nei primi nove
mesi del 2022 sono state assunte 2 milioni 616.000 donne, una
cifra record", però, "allo stesso tempo, oltre 642.000 hanno
deciso di lasciare volontariamente il proprio impiego (+21,5%
rispetto al 2021), perlopiù a tempo indeterminato (54,8%)". In
generale, però, fanno sapere i professionisti, in base ad uno
studio "svolto in collaborazione con Swg nel corso dell'anno, su
un campione di 1.000 occupati, il 55,7% delle occupare dichiara
di voler cambiare lavoro: il 38,7%, pur desiderandolo", non ha
ancora intrapreso azioni concrete. C'è, poi, si spiega, un 12,6%
della componente 'rosa' che "è attivamente alla ricerca" di una
nuova occasione, mentre il 4,5% ha cambiato posto negli ultimi
due anni. Il segmento femminile, si legge, è in media meno
soddisfatto del proprio lavoro, rispetto agli uomini (25% contro
18,8%) e, si argomenta, "le cause sembrerebbero legate più a
scarse prospettive di crescita all'interno del contesto"
occupazionale attuale (il 43,4% le reputa basse o molto basse),
"che alla retribuzione (elemento ritenuto meno rilevante)". La
sicurezza del luogo in cui si opera, va avanti
l'approfondimento, "è una condizione indispensabile per il 27,2%
delle intervistate, un valore di poco superiore al 24,1% che,
invece, più che all'aspetto contrattuale, guarda ai contenuti"
delle mansioni e alle chance di sviluppo professionale e di
carriera. Per il presidente del Consiglio nazionale dei
consulenti del lavoro Rosario De Luca, "in un mercato così
mobile, che richiede figure nuove, il personale dev'essere
incentivato, a restare attraverso 'benefit' e strumenti capaci
di valorizzarli come risorse. Di conseguenza, lo sforzo delle
imprese deve essere quello di avviare un sistema di welfare
personalizzabile, calibrato sulle esigenze di ogni singolo
dipendente", conclude.
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