In occasione dell'8 marzo, la
Federazione nazionale degli Ordini dei medici chirurghi e degli
odontoiatri segnala che, dei 329.263 'camici bianchi' con meno
di 69 anni e, quindi, potenzialmente in attività nel Servizio
sanitario nazionale, il 52% - 170.686 - è donna. Le dottoresse,
va avanti la nota, "sono la netta maggioranza in tutte le fasce
di età sotto i 55 anni: tra i 40 e i 44 anni sono quasi il
doppio dei colleghi uomini", ma "tra gli over55 la tendenza si
inverte, con una sostanziale parità sino ai 59 anni e con una
netta maggioranza maschile al di sopra dei 60 anni, dove il
'gap' a favore dei colleghi si allarga, al crescere dell'età.
Tanto che - si legge - se guardiamo il totale di tutti i medici
iscritti agli Albi, compresi coloro che non esercitano più la
professione, in vantaggio sono, invece, ancora gli uomini:
221.584 contro 188.355 medici donna, il 54% del totale". I
modelli organizzativi e gli orari di lavoro, dichiara il
presidente della Federazione Filippo Anelli "devono sempre più
tener conto" della presenza delle donne fra i medici: "Non è
accettabile, ad esempio, che, come rilevava lo scorso anno un
sondaggio del sindacato Cimo-Fesmed condotto su un campione di
1.415 dottoresse, il 75% delle assenze per maternità non venga
coperto. Questo significa che ogni gravidanza va
irrimediabilmente a pesare sulle spalle dei colleghi che
rimangono in servizio, che oltre a doversi occupare di un carico
di lavoro già estenuante, devono colmare il vuoto lasciato dalla
collega legittimamente a casa. Questo innesca un circolo vizioso
fatto di sensi di colpa, di discriminazioni e di carriere
bloccate", conclude.
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