Il Tribunale di Taranto ha
condannato l'Inail al riconoscimento della malattia
professionale di Pasquale Laperchia, deceduto per un mesotelioma
pleurico, causato dall'esposizione all'amianto durante il suo
impiego presso le Ferrovie dello Stato (oggi Rfi spa). Ne dà
notizia l'Osservatrio nazionale Amianto che sottolinea come la
condanna sancisca il riconoscimento professionale della malattia
e dà diritto alla richiesta del risarcimento del danno. Il
legale della famiglia, Ezio Bonanni, presidente Osservatorio
Nazionale Amianto, ha già emesso l'atto della messa in mora: di
500mila euro per il danno subito dall'uomo, e di circa ulteriori
400mila per ognuno dei due figli orfani, Dario e Igor, ai quali
si aggiunge anche il nipote, orfano di una delle figlie,
adottato dallo zio per il quale è stato chiesto un ulteriore
importo di 400mila euro.
Laperchia, nato e residente a Taranto, ha lavorato nelle
Ferrovie per 35 anni come operaio manutentore. Durante questo
lungo periodo è stato esposto quotidianamente all'asbesto senza
adeguati dispositivi di protezione. Nel luglio 2019 l'uomo ha
ricevuto la diagnosi di mesotelioma pleurico, una grave forma di
cancro causata dall'inalazione di fibre di amianto, e nel 2020
ha presentato domanda all'Inail per il riconoscimento della
malattia professionale, che è stata respinta. Nel 2021 il suo
legale ha presentato ricorso ma nel corso del giudizio l'uomo è
morto. Aveva 73 anni.
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