"C'è una domanda che emerge su
tutte: perché, a distanza di 12 anni dal sequestro con facoltà
d'uso degli impianti, invece, di assistere ad una cerimonia
foriera di un effettivo cambiamento del sistema produttivo si
celebra la riattivazione di un vecchio altoforno a carbone?". A
chiederselo è l'Arcidiocesi di Taranto in merito alla ripartenza
dell'altoforno 1 dell'ex Ilva di Taranto. "La notizia della
cerimonia, svoltasi lunedì scorso a Taranto, per l'accensione"
dell'impianto è stata "percepita da moltissimi cittadini -
osserva l'Arcidiocesi in un lungo comunicato - come parte di un
disegno che affida ad un indistinto futuro il processo di
decarbonizzazione".
Quanto "tempo ancora - afferma l'Arcidiocesi - si dovrà
attendere per il rilascio della nuova Autorizzazione integrata
ambientale? Desta, inoltre, preoccupazione il picco di benzene
particolarmente elevato registrato nei giorni scorsi, nonostante
la produzione viaggi oggi su quantitativi estremamente ridotti".
"Il recente richiamo - si osserva nella nota - promosso
dall'arcivescovo metropolita di Taranto, mons. Ciro Miniero, nel
proprio messaggio per l'inizio dell'anno pastorale, a non
dimenticare ciò che la Laudato Si' e la Laudate Deum devono
significare per la nostra terra, ci ricorda che 'il posto della
Chiesa è su ogni calvario, in cui dobbiamo essere presenti per
missione e per salvezza'. E Taranto è calvario".
L'Arcidiocesi cita il Rapporto del Consiglio per i Diritti
Umani dell'Onu (12 gennaio 2022) che ha definito Taranto "zona
di sacrificio" e rammenta la sentenza della Corte di Giustizia
Ue del 25 giugno scorso in base alla quale "gli articoli 35
(Protezione della Salute) e 37 (Tutela dell'Ambiente) della
Carta dei diritti fondamentali della UE sono il canone di
riferimento in questa materia; ragion per cui - si aggiunge - è
ineludibile una previa valutazione degli impatti dell'attività
dell'installazione interessata, tanto sull'ambiente quanto sulla
salute umana, su tutte le emissioni scientificamente note come
nocive".
"La comunità di Taranto - conclude la nota - è vissuta da
persone la cui attesa di bene merita risposte responsabili,
capaci di assicurare, senza compromessi al ribasso, salute e
sicurezza (di lavoratori e cittadini), tutelando l'ambiente
vitale anche per le generazioni future".
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