"Dopo l'udienza di ieri siamo
finalmente in grado di capire la tempistica. Servono 4 mesi per
studiare i nuovi documenti che, fra quelli che abbiamo prodotto
noi e quelli di AdI, consistono in circa 3mila pagine. Il giorno
6 febbraio 2025 ci sarà la discussione finale. Poi al Tribunale
servirà il tempo per redigere la motivazione che sarà molto
complessa, quindi almeno altri 4 mesi". Lo sottolinea l'avv.
Maurizio Rizzo Striano, che assiste, con il collega Ascanio
Amenduni, i cittadini che hanno presentato al Tribunale di
Milano un'azione inibitoria contro l'ex Ilva (10 aderenti
all'associazione Genitori Tarantini e un bambino di 11 anni
affetto da una rara mutazione genetica), con cui hanno chiesto,
tra le altre cose, la "cessazione delle attività dell'area a
caldo" dell'acciaieria, e una class action risarcitoria (136
ricorrenti, compresi i promotori dell'azione inibitoria).
Il procedimento, che era stato temporaneamente sospeso dopo
la trasmissione degli atti alla Corte di Giustizia Europea per
porre alcuni quesiti concernenti l'interpretazione della
legislazione europea in materia di emissioni inquinanti di
impianti industriali in relazione alle norme italiane, è
ripartito perché la stessa Corte di Lussemburgo si è pronunciata
nel merito il 25 giugno scorso. L'udienza è stata aggiornata al
6 febbraio del prossimo anno per dare il tempo alle parti di
depositare nuovi documenti.
Esprimendosi sulle richieste del Tribunale di Milano, la
Corte di Giustizia Europea aveva stabilito che in presenza di
"pericoli gravi per l'ambiente e la salute umana" l'attività
dell'ex Ilva - dal 31 luglio ufficialmente in vendita -"deve
essere sospesa". E l'ultima parola spetta proprio al Tribunale
di Milano.
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