"Quel giorno", il 9 novembre,
"dovevo andare a ritirare la sostanza, e scoprii che mancavano
cocaina e marijuana. Tirai uno schiaffo a Paolo perché mi disse
che si era stancato di questa situazione e che voleva chiamare i
carabinieri". Sono le parole pronunciate oggi dal 20enne Luigi
Borracino - già condannato in primo grado dal tribunale dei
Minori di Lecce per l'omicidio del 19enne Paolo Stasi, il 9
novembre del 2022 a Francavilla Fontana - nel corso dell'udienza
che si è svolta oggi davanti alla Corte d'assise del tribunale
di Brindisi (presidente Maurizio Saso) nell'ambito del processo
per l'omicidio del giovane.
Borracino (che aveva 17 anni all'epoca dei fatti ed è difeso
dall'avvocato Maurizio Campanino) è imputato a Brindisi, con la
madre di Stasi e altre quattro persone, per detenzione di
stupefacenti ai fini di spaccio, in concorso.
Borracino in udienza oggi sta ricostruendo i suoi rapporti
con la vittima e la madre di Stasi, in riferimento a ciò che
accadeva all'interno dell'appartamento del 19enne, dove - ha
detto - "avveniva sin dai primi mesi del Covid il
confezionamento di dosi di droga tra cocaina, marijuana e
hashish". Borracino ha più volte negato "di voler uccidere
Stasi", ma la sua intenzione era solo "spaventarlo".
La famiglia della vittima, difesa dall'avvocato Domenico
Attanasi, si è costituita parte civile.
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