Il Tribunale di Milano ha rinviato
al 22 maggio prossimo l'udienza relativa all'azione inibitoria
contro l'ex Ilva presentata da dieci aderenti all'associazione
Genitori tarantini e un bambino di 11 anni affetto da una rara
mutazione genetica. I ricorrenti hanno chiesto, tra le altre
cose, la "cessazione delle attività dell'area a caldo"
dell'acciaieria. La motivazione, secondo quanto riferito dai
portavoce dell'associazione, "richiama l'utilità di acquisire la
nuova Aia e la documentazione a essa allegata".
Il procedimento era ripreso dopo che la Corte di giustizia
europea, esprimendosi sui quesiti sollevati dal Tribunale di
Milano, il 25 giugno dello scorso anno aveva stabilito che in
presenza di "pericoli gravi per l'ambiente e la salute umana"
l'attività dell'ex Ilva "deve essere sospesa". Il presidente
della sezione specializzata in materia di imprese del Tribunale
di Milano, Angelo Mambriani, sempre oggi ha dichiarato
l'improcedibilità della class action risarcitoria, che era stata
presentata da 136 cittadini, compresi i promotori dell'azione
inibitoria. "Questa decisione - ha commentato l'associazione
Genitori tarantini - non stupisce affatto e ci era stata già
anticipata come esito prevedibile da parte dei nostri avvocati
Maurizio Rizzo Striano ed Ascanio Amenduni. La class action
risarcitoria è stata dichiarata improcedile nei confronti di
imprese dichiarate insolventi in via definitiva. Che senso ha
imbastire un mega processo come la class action, molto
dispendioso, se alla fine, in caso di esito vittorioso, non si
cava un ragno dal buco?".
"In ogni caso - concludono - è stato un lavoro che ci
ritroveremo utile e pronto nel cassetto per riproporre la class
action nei confronti del nuovo acquirente, ammesso che ci sia.
Ora siamo in attesa della decisione sull'azione inibitoria e
siamo fiduciosi che il Tribunale ordinerà come minimo il fermo
degli impianti".
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