Fugge dal Gambia sperando di costruire una nuova vita in Italia. Riesce a raggiungere le coste siciliane dopo una pericolosa traversata del Mediterraneo a bordo di un barcone, poi si stabilisce a Barcellona Pozzo di Gotto (Messina). Ed è qui che oggi il giovane Faburama, insieme a una giovane del posto divenuta nel frattempo sua moglie, gestisce una sartoria sociale che realizza abiti con tessuti naturali, nel rispetto dell'ambiente e delle tradizioni rigettando il "fast-fashion" e coinvolgendo fasce sociali a rischio di emarginazione. Quella di Faburama è una delle circa 40 attività presentate ieri a Termoli in occasione della costituzione della rete nazionale delle Sartorie sociali. Nella cittadina molisana Faburama è arrivato con la consorte Marika e i due figli piccoli. Insieme a loro gli ideatori di altre sartorie sociali in varie regioni italiane.
"Ho aperto la sartoria sociale a Barcellona Pozzo di Gotto, i tessuti li prendo in Africa, ma mi occupo anche di riciclo di jeans e tessuti italiani - racconta Faburama all'ANSA - A nove anni ero già appassionato di questo lavoro e ho imparato a cucire. Nel 2014 sono arrivato in Sicilia, ho superato il viaggio nel Mediterraneo sui barconi, un viaggio che non auguro a nessuno. Grazie a Dio è andato tutto bene. Oggi mi sento italiano. Sono sposato con un'italiana e ho due bambini. Con la mia sartoria sociale cerco di dare ai ragazzi del Gambia delle opportunità che non ho avuto io". Faburama è uno stilista e si dedica alla sartoria creativa cucendo i tessuti naturali insieme a quelli riciclati.
"L'obiettivo principale è creare una scuola di sartoria in Gambia - spiega la moglie Marika - per dare la possibilità ai giovani di lavorare nel loro Paese evitando l'immigrazione e la strada del Mediterraneo che è molto pericolosa. Nel nostro territorio il progetto è di collaborare sempre di più con le realtà locali, con disabili, case circondariali ed extracomunitari che arrivano nel nostro negozio per apprendere l'arte sartoriale".
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