La Regione Sardegna ha varato la delibera con cui impugna davanti alla Corte Costituzionale la legge del Governo sull'autonomia differenziata denominata "Disposizioni per l'attuazione dell'autonomia differenziata delle Regioni a statuto ordinario ai sensi dell'art. 116, terzo comma, della Costituzione". Il provvedimento è stato approvato in tarda mattinata dalla Giunta di Alessandra Todde. Secondo l'esecutivo sardo, il contenuto della legge "appare lesivo per l'autonomia regionale sia nella sua interezza che anche per una serie di specifici motivi che riguardano, in particolare (ma non solo), singolarmente gli artt. 1, 2, 3, 4, 5, 7, 8, 9, 10 e 11".
Nel provvedimento di 55 pagine che contiene il ricorso alla Corte Costituzionale vengono enunciati i principali punti dell'impugnazione. Secondo la Regione sarda la legge viola l'art. 116, comma 3 della Costituzione, eccedendo i limiti previsti per l'autonomia differenziata, e anche il principio di leale collaborazione tra Stato e Regioni, non prevedendo adeguate forme di coinvolgimento delle stesse Regioni nel processo. Inoltre, così come formulata la legge consentirebbe il trasferimento di intere materie alle Regioni, anziché solo di "ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia".
"La delega al Governo per la determinazione dei Lep (Livelli essenziali delle prestazioni) è carente di principi e criteri direttivi - spiega la giunta Todde - Viola le prerogative delle Regioni a statuto speciale, in particolare della Sardegna, e non rispetta le procedure previste dallo Statuto speciale della Sardegna per il trasferimento di funzioni e risorse e rischia di accentuare i divari territoriali e violare i principi di solidarietà e uguaglianza". Il ricorso argomenta nel dettaglio come "questi vizi di costituzionalità ledano le competenze e l'autonomia della Regione Sardegna", che chiede quindi l'annullamento totale o parziale della legge.
Anche la Toscana ricorre alla Consulta contro l'Autonomia
Anche la Regione Toscana ricorre alla Corte costituzionale contro il Governo per la dichiarazione di illegittimità costituzionale della legge n.86 del 2024, concernente le disposizioni per l'attuazione dell'autonomia differenziata delle Regioni a statuto ordinario. Lo rende noto la stessa Regione spiegando che "a presentare il ricorso sarà il presidente Eugenio Giani in una conferenza stampa che si terrà" domani a Firenze.
Il 16 luglio scorso il Consiglio regionale della Toscana, terza Regione a farlo dopo Campania ed Emilia Romagna, aveva invece approvato la proposta per richiedere un referendum, ai sensi dell'articolo 75 della Costituzione e a norma della legge n. 352/1970, per abrogare la legge sull'autonomia differenziata del ministro per gli Affari regionali e le autonomie, Roberto Calderoli. Dopo un lungo dibattito, aveva approvato a maggioranza (23 favorevoli 13 contrari, nessun astenuto) le due proposte di deliberazione, sottoscritte da Pd, Italia Viva e M5s, per chiedere l'abrogazione totale o parziale. Fin da subito Giani aveva manifestato contrarietà alla nuova legge sull'autonomia differenziata, ritenendolo un testo "veramente sbagliato": "Amplifica le diversità, i divari che ci sono tra le Regioni".
Per Giani "non aiuta l'individuazione delle specificità e delle vocazioni dei territori, ma cristallizzerà e amplificherà le diseguaglianze tra le Regioni, tra le aree più forti e quelle più deboli del Paese. E non è soltanto una minaccia concreta all'unità nazionale, ma un macigno sulla strada del regionalismo equo e solidale voluto dai padri costituenti, a partire da Piero Calamandrei".
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