Adottare "criteri trasparenti e
partecipativi che vedano le amministrazioni locali come punti
fondamentali di raccordo per la governance e per una transizione
energetica compatibile con la tutela del patrimonio ambientale,
storico, culturale e paesaggistico". Lo chiede il Consiglio
delle autonomie locali della Sardegna che ha espresso il suo
parere, non vincolante, sul disegno di legge sulle aree idonee
per l'installazione degli impianti da fonte rinnovabile.
"Tale processo - chiarisce il Cal nel suo lungo documento -
deve essere rispettoso del principio di sussidiarietà e
garantito anche attraverso misure compensative adeguate in grado
di assicurare un beneficio tangibile per le comunità locali".
Secondo l'organismo, poi, la Sardegna sconta "numerose
criticità, legate in primo luogo alla capacità della rete
elettrica regionale, attualmente non in grado di sostenere una
maggiore capacità di produzione e di accumulo pari a 6,2
Gigawatt".
Entrando nel merito del ddl, il Cal "accoglie favorevolmente
la proposta sulla creazione di comunità energetiche rinnovabili,
evidenziando che questo modello, per poter essere funzionale, ha
necessità di una serie di opportuni accorgimenti e correttivi
legati principalmente alla sostenibilità economica
dell'investimento, che si potrà realizzare solo con un'ampia
partecipazione di soggetti, stimati in circa 30/35 mila utenze,
che nell'isola equivarrebbero a costituire 50/80 CER".
"Sarebbe opportuno che ogni comune si dotasse di un
regolamento per la gestione delle misure compensative rispetto a
interventi di realizzazioni FER sui territori comunali - osserva
il Cal - Sarebbe auspicabile l'inserimento del riconoscimento di
un diritto di prelazione per le comunità locali che intendano
costituire una Cer e partecipare attivamente alla gestione
dell'energia".
L'organismo, guidato da Paola Secci, rilancia la proposta dei
sindaci di Iglesias, Buggerru, Fluminimaggiore, Guspini, Arbus,
Lula, Gonnesa e Sardara di emendare il disegno di legge
"prevedendo che in caso di classificazione delle aree minerarie
dismesse come idonee, la proprietà delle stesse venga
trasferita, se richiesta, ai comuni di appartenenza" ed
evidenzia che il ddl non fa alcun riferimento alle riserve della
biosfera e "questo vuoto normativo potrebbe lasciare campo
libero alla realizzazione di eventuali impianti in tali aree".
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