Con una mozione in Consiglio e
una petizione popolare per le strade della Sardegna parte oggi
la campagna referendaria sull'Autonomia differenziata dei
Riformatori. Le due iniziative sono state presentate questa
mattina in conferenza stampa da Umberto Ticca, Michele Cossa,
Aldo Salaris e Giuseppe Fasolino.
"Si parla tanto di autonomia differenziata, che significa più
poteri e più risorse per le regioni ordinarie - spiega Ticca,
primo firmatario della mozione - ma ci si occupa poco o nulla di
ciò che ci riguarda maggiormente: cosa ne sarà dell'autonomia
della Sardegna nel nuovo assetto del regionalismo italiano che
vedrà, al di là delle cortine fumogene, un sostanziale
depotenziamento della posizione delle regioni a statuto
speciale, e in particolare della Sardegna.
Questo è il momento politico in cui la vera sfida per l'Isola
sarà finalmente dare attuazione al nostro Statuto e in
definitiva creare i presupposti per migliorare la competitività
della Sardegna".
"Da noi si fa il verso alle tesi che arrivano dal di là del
Tirreno e che pongono gli interessi della Sardegna ai margini
del dibattito - aggiunge Cossa - È paradossale che la
discussione non coinvolga l'Autonomismo sardo: non solo
riproponendo l'ipotesi della riscrittura dello Statuto, come
avvenne anni addietro con la proposta di legge sull'Assemblea
costituente del Popolo sardo, ma nemmeno mettendo all'ordine del
giorno la completa attuazione dello Statuto vigente. Eppure, in
questo momento storico non c'è nulla di più urgente del tema
della piena esplicazione dello Statuto, ancora inattuato in
parti fondamentali".
Le richieste dei Riformatori vanno dal diritto alla mobilità
al superamento dei gap nelle infrastrutture alla fiscalità di
sviluppo per le imprese che investono in Sardegna. E ancora:
sostegno all'innovazione, tutela del paesaggio contro la
speculazione energetica e valorizzazione dell'identità culturale
sarda.
"Il Consiglio regionale - incalza Fasolino - deve assumersi
la responsabilità di guidare la Sardegna verso un futuro di
sviluppo e prosperità, sfruttando le potenzialità offerte dallo
Statuto speciale e proponendo politiche per il superamento della
condizione di insularità. Una sterile contrapposizione di
principio tra favorevoli e contrari non porta alcun giovamento.
Questo è il momento per imporre a livello nazionale la
'questione sarda' e mettere in campo le azioni necessarie per
promuovere la competitività e valorizzare le risorse
dell'Isola".
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